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di DOMENICO LOGOZZO
Pioggia, alluvioni, frane, erosione della costa, allarme. È così, da decenni. In Calabria è una continua emergenza. Incubi e paure che si susseguono. La gestione dissennata del territorio viene pericolosamente alla luce ogniqualvolta le precipitazioni si fanno più intense. Abitati che “scivolano”. Si cerca di correre ai ripari. Temporanei interventi, che diventano definitivi. E “consolidano” solo la precarietà. “Faremo, realizzeremo, cambieremo”, queste promesse i calabresi le sentono da troppo tempo. E con scetticismo aspettano. Mentre le “fiumare”, colpevolmente trascurate dall’uomo, si gonfiano, rompono gli argini e provocano danni immensi. La cultura del territorio. È un’altra delle priorità che nel “ Sud del Sud “ deve diventare prevalente e deve trovare la dovuta attenzione. Per evitare nuove tragedie. Troppo profonde sono le ferite. La memoria è viva, nonostante siano passati tanti anni. Da Africo Vecchio, ridotto dall’alluvione degli anni Cinquanta a “paese cimitero”, alla tragedia di Soverato, per arrivare alla frana di Cavallerizzo di Cerzeto e ai ripetuti allarmi di questi ultimi giorni. Sos continui. Promesse continue. Inadempienze continue. E gli speculatori continuano ad arricchirsi. Occorrono interventi radicali, investimenti reali, non estemporanei interventi-tampone, o peggio ancora con ricostruzioni chiacchierate e “affaristi” che lucrano sulle sciagure provocate dagli “eventi naturali”, ma favorite dall’incuria e dalla sconsiderata azione dell’uomo che ha saccheggiato il territorio. Un male antico, denunciato nell’agosto del 1973 dal compianto prof. Antonio Guarasci, il primo presidente della giunta regionale della Calabria. Per difendere le coste, aveva varato una legge contro gli “speculatori dell’edilizia”, i cosiddetti vandali delle ruspe diurne e notturne, che abbattono quei beni e quei valori su cui si afferma e si consolida il turismo”. Guarasci , 37 anni fa, pensava ad una moderna e coraggiosa politica del territorio. Aveva le idee molto chiare, e guardava molto lontano. Un politico illuminato. Un maledetto incidente stradale ha fermato per sempre la sua azione innovatrice in una regione che negli anni Settanta sperava di uscire dalla condizione di sottosviluppo con la nascita di nuove industrie (dal V Centro Siderurgico di Gioia Tauro alla Sir di Lamezia, dalla Liquichimica di Saline alle aziende tessili di Castrovillari), con la promozione culturale ( l’Università della Calabria ad Arcavacata e il Giornale di Calabria a Piano Lago di Mangone), con la crescita dell’agricoltura e la promozione turistica. Guarasci era uno dei sostenitori più convinti della rinascita della Calabria. Era fiducioso. Ottimista. E propositivo. Contro ogni speculazione. E alle parole faceva seguire i fatti. I suoi insegnamenti non sono stati adeguatamente seguiti, né applicati. E oggi ci troviamo ancora a parlare di difesa del territorio, di assurda violenza compiuta sui beni naturali da sciacalli senza un minimo di coscienza civile. Coste cementificate. Paesaggi deturpati. Guarasci era preoccupato. E per questo aveva agito con determinazione contro i nemici dell’ambiente. Spiegando la legge anti-aggressione delle spiagge, aveva detto: «Se il paesaggio marino viene chiuso o anche ridotto; se il mare viene inquinato per effetto di un’organizzazione abitativa balneare caotica anche nei servizi; se il sole ed il verde vengono depredati ed impediti all’uso pubblico, è chiaro che, in prospettiva, non si farà turismo né di élite né di massa. Proprio perché vengono distrutti i motivi per cui si fa turismo. Non solo, vi è da precisare che questi valori, la cui difesa è prevista e sancita dalla Costituzione, sono valori che appartengono alla comunità dei cittadini. Non sono proprietà privata di nessuno: il mare, il cielo, la natura, la bellezza, il verde, gli orizzonti. E nessuno può occuparli ed usarli senza il consenso degli altri, di tutti. Perciò si chiede l’osservanza rigorosa delle leggi urbanistiche ed il bisogno e l’urgenza dei pani regolatori. Questa lezione di Guarasci oggi ritorna d’attualità ed è bene che i governati di adesso facciano tesoro di un insegnamento che arriva da una delle menti politiche più avanzate della democrazia cristiana calabrese del dopoguerra Un uomo di cultura straordinario, che ha dato tanto alla Calabria e che i calabresi oggi debbono onorare attuando le sue idee di progresso civile e culturale, senza i condizionamenti politico-mafiosi che umiliano la Calabria dei buoni e dei giusti. Basta, dunque, con le chiacchiere e con lo scaricabarile. «Far rispettare le leggi, non tollerare gli abusi». Questo diceva Guarasci .Questo deve essere fatto. Senza tergiversare. Senza paura. Contro i predoni del territorio. Quelli che non rispettano la natura e mettono continuamente a repentaglio l’incolumità dei cittadini, vanno colpiti, come la legge impone. I politici che dicono di voler bene alla Calabria, devono dimostrarlo con i fatti, isolando e denunciando i responsabili dei reati contro il territorio! Solo così avremo un paesaggio “libero e pulito”, ma soprattutto paesi e città meno esposte agli “eventi naturali” devastanti, che provocano danni e morti, come purtroppo è avvenuto. Più rigore e maggiore prevenzione per il bene comune che è la Calabria.

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