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di SARA LORUSSO
POTENZA – «Che vuole, proveremo a ricostruire», dice il consigliere provinciale che non si nega l’evidenza, ma ancora spera. Perché alla fine del congresso cittadino del Pd, con Giampiero Iudicello, “speranziano” acclamato segretario, unico candidato dopo il ritiro dalla corsa di Gianpaolo Carretta (area cattolico-democratica), nella sala che si alza e prende lentamente la via dei saluti, manca un’intera area del partito. Quella che nel capoluogo fa capo al sindaco Santarsiero ha disertato.
E visto che al candidato era collegata una sola lista, pure quella eletta per acclamazione, quell’area mancherà anche nell’organismo “macro” del partito. Votazione unanime, dunque, ma «monca», suggerisce qualcuno. Perché se anche il sindaco Santarsiero passa e saluta l’assembela, lo fa per tracciare le somme amministrative, per porre questioni di portata istituzionale. C’è poco, in quel discorso, della foga del tesserato che ha difeso l’appartenenza al gruppo comunale, anche quando l’opposizione di Palazzo di città contestava il possesso della tessera di un sindaco che avrebbe preferito superpartes. Il discorso va avanti per una ventina di minuti, su quanto fatto in sei anni di amministrazione, visto «che adesso dovremo lavorare molto Giampiero», dice rivolgendosi al futuro segretario. Richiama l’urbanistica a cui il nuovo regolamento ha messo ordine («quando ci siamo insediati il Comune, sui suoli, era piegato talvolta su logiche clientelari»), ed ancora piano strutturale metropolitano, la scuola come priorità, il quotidiano «lì dove abbiamo problemi e soffriamo», con le casse piegate da un debito «ereditato, a cui non abbiamo aggiunto un solo euro e che fa parte della storia di tutti». Più tardi, però, proprio su questo, in sala si ragionerà: qualità della vita, scelte da contestare e migliorare, richieste di maggiore attenzione all’ambiente, alla vivibilità. E sui debiti del passato, non si eludano le responsabilità e si diano risposte.
Ha il volto teso Santarsiero mentre parla alla platea dell’Hotel Vittoria, si scusa, deve andare via per presenziare al Premio Basilicata. Il sindaco Pd non seguirà i lavori del congresso cittadino, quanto meno irrituale. Lo dice che «oggi parte una nuova stagione del Pd cittadino», poi gli auguri alla «nuova classe dirigente del partito potentino. E guardate, è un augurio interessato perché da sindaco so che il Pd gira bene, lo fa anche la macchian amministrativa». L’unità? Non sembra, almeno dagli umori in sala, dietro l’angolo. E il solco tra le varie anime un po’ più profondo. «Ci proveremo, anche se non è facile». Qualcuno non se lo nasconde, ma da qualche parte si deve cominciare.
E la strada sembra quella tracciata dal neo segretario che invita a una maggiore «partecipazione», in una città in cui bisogna lavorare sulla qualità della vita, ma forse anche essere «più capaci di raccontare le cose buone che si fanno, e, allo stesso tempo, avere la capacità di ammettere gli errori che si sono fatti e che inevitabilmente si faranno». Lui che «la mia prima tessera l’ho presa con il Pd», nel partito che da oggi dirigerà a livello cittadino ci crede. Ma forse «serve maggiore radicamento, cosa che non si vede dal numero dei circoli, ma dal riconoscimento delle questioni, della popolazione». Così, «poco c’entrano – dice – età, cultura, piuttosto conta essere (tornare ad essere?) comunità».
E di comunità aveva parlato Santarsiero nel richiamare la Regione a cui «come Comune abbiamo chiesto un sostegno che riconosca il ruolo di servizio svolto da capoluogo. Non stiamo elemosinando, eppure per altre situazioni non ci sono state le stesse difficoltà». Più tardi, sarà l’assessore regionale alle Attività produttive Erminio Restaino ad assicurare che il contributo, certo, arriverà. Ma il punto forse è un altro: se ne parla, se ne discute, ma davvero è così profonda la conoscenza dei problemi, delle questioni, delle difficoltà ? E’ Restaino, uomo forte del partito, a consegnare una piccola scossa all’assemblea. Per tutto il tempo il segretario lucano dei democratici, Roberto Speranza, ha ascoltato con pazienza. Stanco anche lui, almeno in volto. Con lui anche Antonello Molinari, candidato alla segreteria provinciale (anche la sua lista votata per acclamazione) che richiama la consapevolezza: dal Pd, ormai, «non si può prescindere». Un saluto veloce, però, il tempo è del congresso cittadino.
Iudicello lancia un indirizzo: la città che propone di costruire (ma non dimentica l’amministrazione e gli amministratori a cui, in periodo di tagli e scure del Governo, promette sostegno) è più «partecipata, con maggiore valorizzazione del volontariato politico, sostenibile, centro di smistamento di cultura e ricerca». Ed ancora riqualificazione urbana, città dei diritti, che investe nelle scuole. Ed eccola la prima iniziativa in tema: «Il “Pd nei quartieri” dovrà essere un’iniziativa di confronto con i rioni della città». Per spiegare, raccontare e forse farsi raccontare dalla gente.
Qualcosa si è rotto, è evidente, nel partito di maggioranza relativa che governa il capoluogo. Ma da qualche parte si deve partire. Iudicello apre, lo fa parlando alla platea che è dalla sua parte, che ne sottolinea la freschezza, ma anche agli altri: «Lavorerò per l’unità della città, lavorerò per il nostro sindaco, per i nostri amministratori». Né dimentica “l’avversario”. E’ a Carretta che destina il saluto finale, sicuro che anche con il dimissionario capogruppo del Pd avrà «modo di collaborare». E c’è chi in una ricucitura ci spera davvero.
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