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di GIORGIO METASTASIO 

“La più amabile, la più nobile tra le Fisiche scienze ella è senza dubbio l’Astronomia. L’uomo s’innalza per mezzo di essa come al di sopra di se medesimo, e giunge a conoscere la causa dei fenomeni più straordinari.” Parole di Giacomo Leopardi che all’età di 15 anni, nel 1813, scrisse un trattato sulla “Storia della Astronomia dalla sua origine fino all’anno MDCCCXIII”. È questo il nuovo documento che arricchisce la Mostra documentaria dell’Opera di Tommaso Campanella e 450° anniversario della nascita di Galileo Galilei allestita a Bivongi presso il Museo – Fondazione per l’Arte e che apre un aspetto poco conosciuto del poeta di Recanati circa l’interesse per l’astronomia. La mostra documentaria a cura dell’epistemologo Armando Brissoni, che ha preso il via con l’inaugurazione il mese scorso, mette in evidenza innanzitutto i valori del “Frontespizio” nel libro antico. 

Tra i tanti documenti esposti anche frontespizi rari, probabilmente mai esposti prima, a cui si aggiunge ora la sovraccoperta a colori ed il frontespizio della Storia della Astronomia del poeta Giacomo Leopardi. Un trattato che insegna soprattutto come si congiunge il pensiero con la pratica osservazione. “Comunque nessun legame tra scienza e poesia” per riportare testualmente quanto dice il curatore Armando Brissoni: “… Se Einstein l’avesse conosciuto si sarebbe commosso”, e prosegue: “Un trattato in cui è stupefacente leggere come un ragazzo di 16 anni avesse delle cognizioni così esatte e profonde sull’astronomia. Il Poeta giudica con disinvoltura gli antichi greci, ma quello che sbalordisce sono i giudizi ripetuti ed esatti sul Copernico, Galileo, Brahe, Kepler e Newton.

La Biblioteca privata paterna del Conte Monaldo era ricchissima di trattati scientifici e tra essi prevaleva la fisica e soprattutto l’astronomia. Infatti nel suo Zibaldone, Leopardi disserta con sorprendente finezza i greci, da Talete in poi passando per Cartesio con ampi riferimenti; e persino un piccolo dialogo tra il Sole e Copernico di poche paginette, protraendosi fino ai suoi contemporanei. In fine scrisse una dissertazione sopra l’origine ed i progressi della astronomia filosofando in maniera sorprendente ed in tante poesie leopardiane si sentono i riflessi di quel lavoro”. Un documento giudicato straordinario e raro, quello di Leopardi, mai esposto prima in una mostra per il quale la stessa Margherita Hack aveva fatto dei riferimenti ma niente altro.

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