IL presidente del Consiglio Giuseppe Conte
3 minuti per la letturadi GIUSEPPE CONTE*
Gentile direttore, nel mio discorso di insediamento del Governo, nel giorno della fiducia alle Camere, avevo affidato al Parlamento un impegno solenne, rivolto a tutti gli italiani: rilanciare il Sud, abbattere le barriere che dividono il Paese, arginare lo spopolamento delle aree interne, fermare l’esportazione delle nostre eccellenze migliori: i giovani. Un impegno che ho rinnovato con le lettere inviate al Suo quotidiano, protagonista di un prezioso dibattito su questi temi.
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Le mie non erano solo parole che durano il tempo del titolo del giorno. Oggi il Governo pianta le radici di quelle idee in Calabria, a Gioia Tauro, con il Piano per il Sud 2030. Quelle parole inizieranno a germogliare e a far rumore per scuotere il Meridione e, con esso, l’Italia intera. Perché la carenza di investimenti patita da questi territori, negli anni, ha finito per indebolire anche il Nord. Quella che abbiamo intenzione di intraprendere oggi è una netta inversione di marcia: il Sud non è una “causa persa”, ma è la causa su cui investire le migliori energie per far ripartire tutto il Paese.
Credo che questo sia il principale cambio di paradigma, ilpassaggio cruciale: per questo non posso che condividere la Sua riflessione di qualche giorno fa, quando ha osservato che non possiamo permetterci “due Italie”, che sarebbero destinate a un epilogo unico, il declino. L’appuntamento odierno è la testimonianza che stiamo lavorando seriamente e che siamo determinati a varare una serie di misure che vanno a integrare un Piano strutturale di rilancio del Sud.
Non partiamo da zero. C’è un Sud che chiede solo di liberare la sua dirompente forza, testimoniata dalla resilienza che i territori hanno saputo dimostrare negli anni più duri della crisi. Nessuno può perdere il treno di questo Piano, che individua le risorse da attivare, i bisogni da affrontare e i risultati da raggiungere. Investiamo realmente sul Sud, perché è il momento di restituire al Meridione le occasioni che non gli sono state concesse. Fra le leve di questa accelerazione c’è la garanzia e il rafforzamento della clausola del 34% degli investimenti pubblici al Sud, soprattutto da parte di Ferrovie e Anas, il recupero della capacità di spesa sul Fondo di sviluppo e coesione, la spinta verde del green new deal, dell’abbraccio fra economia ed ecologia.
Dobbiamo correre, tutti insieme, per territori connessi, inclusivi, votati all’innovazione, in cui la rete della scuola e della ricerca è il trampolino per una nuova stagione di sviluppo, per nuove occasioni di lavoro. Sulle infrastrutture, ad esempio, non c’è più spazio per accettare la zona retrocessione nella quale vivono le splendide Regioni del Mezzogiorno. Con Ferrovie stiamo lavorando intensamente per accelerare il più possibile la realizzazione dell’Alta capacità e dell’Alta velocità, che vedano protagoniste Napoli, Bari e Reggio Calabria. Ci sono importanti investimenti per il raddoppio delle linee ferroviarie, stiamo progettando o realizzando (e quindi finanziando) tutto il rafforzamento dei tracciati, Sicilia compresa. Lo stesso vale per le infrastrutture viarie. Il 10 marzo, ad esempio, la ministra De Micheli sarà proprio in Calabria per inaugurare il terzo megalotto della 106 Jonica, una gara d’appalto da oltre 1,3 miliardi di euro.
Oggi dal Sud vogliamo gettare le basi per il grande cantiere dell’Italia di domani. Dobbiamo costruire le arterie capaci di spingere e collegare le migliori energie dell’Italia, grazie a un Sud finalmente rivolto ai giovani e alle loro legittime aspirazioni. Da loro arriva nuovo ossigeno per il Paese: sta a noi incoraggiarli e sostenerli, asfaltando la strada del riscatto.
*Presidente del Consiglio dei Ministri
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