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Prima il tentativo, poi la retromarcia. Si chiude con un nulla di fatto il blitz della Lega per aumentare di mille euro al mese i compensi di presidente e assessori regionali. La proposta di legge era semplice: allineare i rimborsi spese da 1.000 euro, che costituiscono soltanto una parte dello stipendio mensile, a quelli dei consiglieri regionali, che attualmente ricevono 3.500 euro.

Una proposta che ha scatenato non solo l’ira delle opposizioni, ma anche e soprattutto dell’opinione pubblica. Tanto da costringere il partito di Matteo Salvini a un’imbarazzante marcia indietro, sintetizzata in un comunicato del gruppo regionale leghista: “Alla luce delle polemiche strumentali generate in questi giorni a mezzo stampa, che stanno provocando il fraintendimento da parte dell’opinione pubblica della ratio alla base di questa proposta, abbiamo ritenuto opportuno di ritirare l’articolo in questione, pur rivendicandone l’assoluta legittimità e la necessità di un correttivo a una disposizione che riteniamo ingiusta”.

DIRITTO ALL’AUTO BLU

Certo, può sembrare strano che un consigliere abbia un rimborso spese più alto rispetto a un assessore o allo stesso presidente della regione. Ma per una spiegazione c’è: tutti i membri della giunta piemontese hanno a disposizione un’automobile di servizio. E su quella i leghisti non transigono: “L’auto blu non è un privilegio per gli assessori – ha ripetuto in questi giorni il capogruppo Alberto Preioni – ma uno strumento di lavoro indispensabile per chi fa migliaia di chilometri ogni mese”.

Insomma, un diritto si direbbe. Anche se, almeno a giudicare dagli stipendi, la politica piemontese non sta certo alla canna del gas. Un aumento “ce lo meritiamo” ha spiegato il vice presidente Fabio Carosso, titolare dello stipendio più striminzito all’interno del governo regionale: a gennaio ha ricevuto 5900 euro. La busta paga del presidente Alberto Cirio invece è stata di 6700 euro. I consiglieri regionali, infine, compensano la mancanza dell’auto blu con rimborsi spese più alti che fanno lievitare lo stipendio mensile fino 6800- 7200 euro. Ovviamente si parla di cifre nette.

I PRECEDENTI

Quello degli stipendi gonfiati è solo l’ultimo capitolo per una regione che è abituata a trattarsi bene, grazie soprattutto alle molte risorse ricevute dallo Stato centrale e al solito trucchetto della spesa storica. Sanità, istruzione, servizi generali: a Torino e dintorni non si bada a spese, con buona pace di regioni che devono rassegnarsi a ospedali e scuole di serie B, nella migliore delle ipotesi.

Partiamo dalla Sanità e dal 2010, in carica c’era il governo Berlusconi. Quell’anno nella Finanziaria fu imposto per la prima volta un vincolo alla spesa per il personale sanitario: ogni regione avrebbe potuto investire al massimo la stessa somma del 2004 ridotta dell’1,4%. Una misura per contenere i costi della sanità, valida per tutte le regioni.

Alcuni però sono “più uguali degli altri”, per dirla con Orwell. Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, come certifica la Corte dei Conti, hanno quindi continuato a spendere attingendo ai fondi autonomi e mantenendo alta la spesa storica in ambito sanitario. Nel 2018, rispetto al 2004, al Nord i costi per assumere nuovi dipendenti negli ospedali sono lievitati di oltre il 23%, mentre al Mezzogiorno solo dell’8,5%.

Nel 2017, Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Toscana, per assumere nuovo personale, hanno speso dieci volte di più rispetto a cinque regioni del Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia e Molise): 2,96 miliardi contro 247 milioni. Il tutto succedeva mentre molte regioni del Sud venivano commissariate e obbligate a chiudere ospedali.

COME IL REGNO DI SARDEGNA

Ma, si potrebbe obiettare, che c’è di male a spendere (potendoselo permettere) per la salute dei propri cittadini? Fanno molta più impressione i numeri della spesa per il funzionamento degli organi regionali. Quello del Piemonte è un piccolo record: nel 2019 la regione ha spesa la bellezza di 70 milioni di euro. Aggiungendo le altre voci che vanno a comporre la totalità dei Servizi istituzionali, generali e di gestione, si arriva alla cifra monstre di 911 milioni.

Le risorse destinate alla sanità piemontese, che coprono la maggior parte del bilancio regionale, ammontano per il solo 2017 a circa 8,6 miliardi di euro. Per la tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali sono previsti 49,8 milioni di euro, di cui circa 41 per la promozione e la realizzazione di attività culturali di rilievo regionale e finanziamento a enti e associazioni la cui istituzione è stata promossa dalla Regione e 1,2 per il sistema bibliotecario.

Per il patrimonio linguistico del territorio sono stati stanziati circa 7,6 milioni di euro, destinati alla politica regionale unitaria per la tutela dei beni e delle attività culturali e in particolare per il finanziamento di progetti e interventi co-finanziati dal POR.

La voce di spesa più interessante, e più sorprendente riguarda il dialogo con l’estero. Circa 14 milioni di euro sono destinati alle attività di investimento nell’ambito di progetti di cooperazione transfrontaliera.

Il Regno sabaudo, insomma, non esclude il ritorno.


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