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di SALVATORE SANTORO
POTENZA – Prova di forza di Santarsiero che per la visita di Fioroni “riempie” il teatro del Principe di Piemonte. Ha avuto successo l’iniziativa di Movimento democratico (la nuova componente del Partito democratico) che si è svolta ieri a Potenza. Soddisfatto il sindaco del capoluogo lucano, Vito Santarsiero che è stato il promotore dell’iniziativa: «La prima in tutta Italia dopo la giornata di Orvieto». Si coccola il “suo” Fioroni, il primo cittadino di Potenza dopo aver scelto di aderire al movimento che è stato creato da Walter Veltroni e dallo stesso ex ministro alla Pubblica istruzione.
I potentini del Pd hanno risposto in massa alla “chiamata” dei cattolici democratici. In sala molti i volti noti della Prima Repubblica dell’allora Dc: ex parlamentari in testa. Ma i “colonnelli” della squadra dei lucani del Partito democratico, che hanno deciso di abbandonare Area democratica di Dario Franceschini per la nuova sfida di Veltroni in ticket con Fioroni e Gentiloni, sono tutti sul palco: il senatore Carlo Chiurazzi, il capogruppo democratico alla Regione, Vincenzo Viti e il consigliere regionale Gennaro Straziuso che modera l’incontro. Ma prima degli interventi dei big hanno preso la parola il coordinatore Pd del comune di Potenza, Giampaolo Carretta e il responsabile dei giovani democratici, Angelo Summa. Sul palco, invitato da Santarsiero – come esponente di Movimento democratico a livello nazionale – anche il parlamentare Gero Grassi che nel proprio intervento ha tuonato contro il federalismo fiscale «voluto dalla Lega che vuol dividere invece di unire».
A salutare la visita potentina di Fioroni – pur se di componenti interne diverse – sul palco del Principe di Piemonte, il presidente della giunta regionale Vito De Filippo che si è dettto certo che «il lavoro che Beppe sta facendo a livello nazionale sarà utile a tutto il partito», e il segretario lucano del Partito democratico, Roberto Speranza che ha aggiunto: «Qui Beppe devi stare tranquillo poichè le persone che ti stanno vicino sono tutte di qualità e sapranno sicuramente lavorare bene». In pratica il messaggio è: “ Nessuna frizione interna nel Pd di Basilicata”.
Questo dagli ospiti. Ma anche Straziuso e Viti non hanno polemizzato in alcun modo. Anzi. Il capogruppo in consiglio regionale si è speso lungamente a “cantare” le lodi sia del segretario regionale e sia del governatore. Anche se gli scappa una “gaffe”: attacca Berlusconi che vuole “un Paese sexy”. Viti si dice scandalizzato di quel tipo di espressioni; non ricorda però ricordare che 4 anni fa lo stesso De Filippo aveva annunciato in conferenza di fine anno «una Basilicata sexy». Al di là di questo “passo falso”, è stata una manifestazione “moderata”, il cui tema scelto è quello del Federalismo. Di attualità per una manifestazione però, che al di là degli approfondimenti di carattere nazionale, incuriosiva per le valenze interne e per gli schieramenti dei cattolici democratici dentro il Partito democratico. E da questo punto di vista la sensazione è che Santarsiero politicamente ne esce rafforzato. Anche se lo stesso sindaco non ha mancato di criticare il Pd, «che non valorizza il lavoro degli amministratori e dei sindaci. Anzi li usa spesso come carne da macello». Ovviamente poi dice: «Non è il caso del nostro segretario Speranza che da ex amministratore è molto attento alle nostre esigenze e al nostro valore».
L’attesa in ogni caso è per quello che dirà Fioroni. E l’attesa dura qualche minuto. Poi l’ex ministro subito chiarisce: «Questo nostro movimento non vuole nè dividere il Pd e nè indebolirlo. Ma è chiaro che qualcosa non va. Io dico che prima di pensare alle alleanze dobbiamo recuperare i consensi. Perchè siamo riusciti a perdere un numero di consensi che è pari a due volte quelli che ha l’Udc. Per questo noi prima dobbiamo tentare di recuperare quello che abbiamo perso».
E quindi tuona: «La cosa che mi spaventa è che mentre Berlusconi perde consensi anche noi del Pd ne perdiamo. C’è chi può dire quello che vuole ma io so che questo non è un fenomeno normale». E ancora l’attacco nazionale: «Io voglio dire a Bersani che rimboccarsi le maniche non vuol dire fare “ammuina”».
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