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Ignazio Messina, deputato e Commissario calabrese per l’Idv, ha illustrato un’interpellanza relativa alle iniziative del Governo in relazione ai fenomeni di degrado connessi alla massiccia presenza di lavoratori immigrati stagionali nella piana di Gioia Tauro. «Ad un anno di distanza dai fatti gravi che si sono verificati a Rosarno – afferma Messina – l’allarme è ancora alto, ad avvalorare ciò la riunione presieduta dal prefetto di Reggio Calabria qualche giorno fa, proprio il 1 ottobre, dove erano presenti alcuni sindaci della piana di Gioia Tauro e le forze dell’ordine, al fine di mettere in evidenza quello che è un rischio concreto che si può verificare anche quest’anno, cioè che i disordini verificatisi a Rosarno possano ripetersi. L’allarme che è stato lanciato – continua Messina – è che ogni anno in quel territorio arrivano circa duemila immigrati, mentre pare che il lavoro disponibile oggi sia soltanto per poche centinaia di lavoratori».
Il rappresentante dipietrista ha poi continuato illustrando i dati che affligono il territorio calabrese ed in particolare la zona di Rosarno. «Secondo un rapporto di Medici Senza Frontiere – afferma – he ha operato nella zona e ha evidenziato che il 65 per cento degli immigrati stagionali vive in strutture abbandonate, il 55 per cento dorme per terra, il 64 per cento di essi non ha accesso all’acqua potabile e il 62 per cento non ha accesso a servizi igienici, e nella più totale mancanza di igiene contraggono infezioni e malattie di tutti i tipi.
A tutto ciò – aggiunge Messina – vi è un ulteriore fatto: l’impatto della criminalità nell’agricoltura c’è una espansione enorme della malavita organizzata e della ‘ndrangheta nel settore dell’agricoltura, gli investimenti sono sempre più forti. È sufficiente sottolineare come la maggior parte delle aziende sequestrate alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla criminalità organizzata, per un quarto siano aziende agricole. Evidentemente è un settore che in questo momento è fortemente attenzionato dalla criminalità organizzata e non si può sottovalutare un aspetto determinante, e cioè lo sfruttamento di lavoratori in nero o comunque in condizioni disumane che può essere fonte di ricchezza per la criminalità organizzata».
Il Sottosegretario alla difesa, Giuseppe Cossiga, rispondendo ha ricordato l’avvio di un azione ispettiva mirata a monitorare l’utilizzo ciclico di manodopera agricola e rilevare fenomeni quali il caporalato. Dura la replica di Messina. «Tutto ciò – dice – è giusto ma non è una soluzione ai problemi, è passato un anno dal 7 gennaio 2010, data in cui si verificarono quei fatti, belle parole ne sono state dette tante, di allarme ve ne è stato tanto. L’emergenza Calabria è forte: lo dimostrano le bombe, il bazooka al procuratore, le forze dell’ordine sotto pressione, così come i giornalisti; si tratta di persone a cui va tutta la nostra solidarietà, ma lo Stato non può essere assente nè può andare avanti con proclami che poi non sono soluzioni».
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