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Lo svitabulloni sequestrato

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POTENZA – «Credevo che si spostassero…». Ha detto proprio così Salvatore Laspagnoletta al gip che due settimane fa ha convalidato il suo arresto per la morte del 39enne di Rionero Fabio Tucciariello e le lesioni ad altri 3 ultras bianconeri, durante i tragici fatti di domenica 19 gennaio allo scalo di Vaglio.
Nei giorni scorsi il verbale con le dichiarazioni del 30enne melfitano, accusato di omicidio volontario, è stato depositato dagli inquirenti tra gli atti a disposizione del Tribunale del riesame.
Domattina, infatti, è prevista l’udienza sui ricorsi contro le ordinanze di custodia cautelare in carcere di Laspagnoletta e dei tifosi della Vultur arrestati per aver teso un agguato ai rivali gialloverdi (24 in carcere più 1 ai domiciliari). Sulla trascrizione delle parole del 30enne, quindi, è destinata con ogni probabilità ad aprirsi una serrata discussione tra l’accusa e la difesa.
L’ammissione di Laspagnoletta è arrivata dopo una serie di contestazioni del gip Lucio Setola al suo racconto, per cui vedendosi aggredito con mazze e bastoni da una cinquantina di persone appostatesi a bordo strada avrebbe accelerato per fuggire e non si sarebbe reso conto di aver investito con la sua Punto Abarth i 4 tifosi del Rionero, in quanto confuso dai colpi sferrati sull’auto.
Il gip gli aveva fatto notare, in particolare, le dichiarazioni di altri tifosi del Melfi, che poco dopo il fattaccio hanno riferito di aver saputo da chi era in macchina con Laspagnoletta, che si erano «caricati» qualcuno di quelli che avevano teso l’agguato al loro corteo. Un fatto di cui quindi, evidentemente, erano ben consci.
«Io non credevo… cioé, credevo di aver toccato, sfiorato, non di… credevo che si spostassero…»
Queste le parole del 30enne incalzato dal magistrato.
Diverso il discorso sulla presunta «sterzata» che sarebbe emersa dai rilievi sull’asfalto, e che ha fatto pensare a una vendetta per l’assalto in corso, lanciando l’auto contro i suoi responsabili.
«Io sono andato dritto». Ha ribadito più volte, senza esitazioni, Laspagnoletta.
Tra le carte appena depositate al Riesame la procura ha inserito anche una annotazione della Digos su un sopralluogo effettuato all’indomani del fattaccio, lì allo scalo di Vaglio, per controllare se non fosse rimasto indietro qualche elemento utile per le indagini.
«Gli scriventi sono rimasti particolarmente colpiti – è scritto nell’annotazione – dal rinvenimento sia del massiccio svita bulloni in acciaio, palesemente non riportante segni dell’esposizione alle intemperie e quindi sulla scena del crimine da poco tempo, che del robusto cavo elettrico riempito, entrambi potenzialmente utilizzate dalle prime file degli aggressori, in quanto rinvenuti sul ciglio della strada percorsa dai melfitani».
Oltre a quei bastoni di plastica dura comunemente utilizzati per reggere le bandierine, quindi, qualcuno dei tifosi appostatisi per l’assalto ai rivali del Melfi avrebbe utilizzato strumenti ben più pericolosi. Resta solo da capire se siano stati questi a colpire l’auto di Laspagnoletta.

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