X
<
>

Share
2 minuti per la lettura

di ROSSELLA MONTEMURRO

Un sistema di telecamere lungo tutta l’area della fabbrica per “accertare” in tempo eventuali visite o controlli da parte delle forze dell’ordine e due cani di grossa taglia lasciati liberi di notte per evitare che i lavoratori potessero fuggire.
Aveva pensato a tutto l’imprenditore quarantaseienne di Irsina, residente a Sassuolo, titolare di un’azienda di ceramiche a Castellarano in cui, intimoriti da costanti violenze e minacce, gli operai lavoravano dal lunedì al sabato per oltre dodici ore senza ricevere compenso e mangiando una volta al giorno.
La domenica, poi, erano costretti a dedicarsi alle pulizie del complesso del loro datore di lavoro.
Per liberarli da condizioni al limite della schiavitù è stato necessario un blitz dei Carabinieri della Stazione di Castellarano e della Compagnia di Castelnovo Ne’ Monti, lunedì sera.
I militari sono intervenuti dopo aver attentamente vagliato le segnalazioni pervenute, sotto il coordinamento della Procura reggiana e con l’ausilio anche dei colleghi in forza al Nucleo Investigativo di Reggio Emilia.
All’interno dell’azienda i carabinieri hanno trovato tre cittadini bulgari che vivevano in condizioni ritenute indigenti dagli stessi militari dell’Arma che a parziale conclusione delle attività investigative hanno denunciato alla Procura reggiana l’imprenditore, anagraficamente residente a Sassuolo ma di fatto domiciliato a Castellarano.
L’uomo dovrà rispondere dei reati di violenza privata, minacce nonchè degli illeciti di violazione in materia di emersione del lavoro nero e mancata corresponsione contributiva.
Secondo le prime risultanze investigative dei Carabinieri di Castellarano e Castelnovo Monti, l’imprenditore con violenza privata e minacce costringeva a lavorare e soggiornare nel proprio opificio ceramico, il cui esercizio risulta essere cessato solo formalmente il 31 dicembre 2009, tre cittadini bulgari di 48, 33 e 27 anni tutti domiciliati nel complesso dove oltre all’abitazione dell’imprenditore ci sono i capannoni aziendali.
Dalle prime dichiarazioni, ora al vaglio della Procura di Reggio Emilia, i lavoratori rendevano la propria opera presso l’opificio ceramico (specializzato nei mosaici) dalle 6 del mattino sino alle 20 di tutti i giorni fino al sabato.
La domenica invece veniva dedicata per le pulizie di tutte le parti comuni al complesso dell’imprenditore.
Sembra che da tempo i tre bulgari non venivano pagati.
Dovevano accontentarsi di vitto (una volta al giorno) e alloggio, in cambio soltanto di condizioni di vita pessime.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE