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CASERTA – Fiumi di danaro distribuiti ad amministratori in carica e candidati prima delle varie tornate elettorali per assicurarsi gli appalti; a raccontarlo è il collaboratore di giustizia Francesco Zagaria durante il processo in corso alla Corte d’Assise di Santa Maria Capua Vetere (Caserta), in cui è imputato per associazione camorristica insieme all’ex sindaco di Capua Carmine Antropoli, primario dell’ospedale napoletano Cardarelli, che risponde invece di concorso esterno.

A Zagaria la Dda – pm Mauri – zio Giordano – contesta anche il duplice omicidio, in relazione al contributo reso durante l’agguato mortale avvenuto a Santa Maria Capua Vetere il 31 ottobre 2003 nei confronti di Sebastiano Caterino e Umberto De Falco.

«Per le Regionali del 2015 – racconta Zagaria, imprenditore di Casapesenna da anni residente a Capua, che la Dda ritiene colluso con il clan guidato dal boss omonimo Michele Zagaria – ho speso circa 50mila euro per sostenere la candidatura, in quota Forza Italia, di Lucrezia Cicia (non fu eletta, ndr), compagna di Antropoli; diedi in particolare 20mila euro ad Antropoli in due tranche da 10mila, e gliele consegnai al suo studio. Con gli altri 30mila euro aprii vari comitati elettorali della Cicia, tra cui uno a Portico di Caserta, mi occupai dell’affissione di manifesti e organizzai iniziative elettorali. Antropoli mi disse che se avessimo eletto la Cicia in Consiglio Regionale, le cose per me sarebbero andate bene. Ovviamente ero interessato ad avere appalti pubblici con la mia azienda Prisma Costruzioni».

Le dichiarazioni si incrociano con un’altra indagine della Dda, che ha indagato l’anno scorso Cicia ipotizzando abbia avuto sostegno elettorale dal clan Belforte di Marcianise. Francesco Zagaria, che ha affermato di essere diventato «l’uomo più potente del clan dopo la cattura del boss Michele Zagaria.

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