X
<
>

L'ex Ilva

Share
2 minuti per la lettura

Il tempo pieno nella scuola primaria italiana esiste, ma praticamente quasi solo al Nord. Alla fine dei cinque anni di elementari le alunne e gli alunni delle regioni settentrionali sono rimasti in classe un anno di più. Per arrivare a questo risultato, basta moltiplicare la differenza media di orario settimanale (38 contro 30) per la durata dell’intero ciclo scolastico, non è un calcolo difficile. La classifica delle classi più sovraffollate nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado è impietosa: Puglia, Campania e Calabria staccano nettamente Piemonte, Lombardia e Liguria. Ogni professore nel Mezzogiorno segue contemporaneamente tutti i giorni circa 10 studenti in più rispetto a un collega del Nord. Se prendete in esame i dati che riguardano il personale non docente e i fondi contro la dispersione scolastica la tendenza risulterà ancora più accentuata.

Ho sempre pensato che i numeri parlano. Questi numeri raccontano di due Paesi separati alla nascita e hanno la forza di un pugno nello stomaco. Perché c’è un solo motivo di tutto ciò. Si chiama Stato che fa figli e figliastri e lo fa, di anno in anno, con il solito trucchetto della Spesa Storica e una dose crescente di cattiveria e incoscienza. Per cui, questa è la cruda realtà, se la Regione Lombardia impegna 420 milioni per garantire il diritto allo studio dei suoi giovani nel 2019, la Puglia non va oltre i 32 milioni. Quando si vanno a fare i conti dell’abbandono scolastico il Sud ovviamente doppia il Nord, ma anche quando si decide di aumentare i fondi per combattere questa piaga italiana si tagliano i finanziamenti alle Regioni meridionali e si moltiplicano alle stelle quelli destinati alle Regioni settentrionali. Quando l’europarlamentare pugliese Raffaele Fitto chiede alla commissaria europea per la Coesione, Elisa Ferreira, di destinare risorse fresche del nuovo Fondo europeo per la transizione sostenibile a favore del secondo polo siderurgico di Europa, che è l’Ilva di Taranto, si sente ribattere a muso duro che il Sud Italia non merita gli aiuti europei del Green Deal perché l’Italia è un Paese ricco, è la settima economia mondiale e ha un Pil pro capite di tutto rispetto. Chi glielo dice alla Ferreira che ai bambini di Taranto il “passaporto italiano” lo hanno sequestrato dai banchi delle elementari venti anni fa? E che i loro genitori lavorano (forse) all’Ilva e hanno un reddito pro capite che è la metà di mamme e papà della bergamasca? Se continua così, con il ricco che ruba in casa al povero, per quanto tempo ancora l’Italia resterà tra i Grandi? Ve lo dico io: pochissimo. Anzi, vi dico di più: da lì siamo già fuori e se non si cambia in fretta non ci ritorniamo più.


La qualità dell'informazione è un bene assoluto, che richiede impegno, dedizione, sacrificio. Il Quotidiano del Sud è il prodotto di questo tipo di lavoro corale che ci assorbe ogni giorno con il massimo di passione e di competenza possibili.
Abbiamo un bene prezioso che difendiamo ogni giorno e che ogni giorno voi potete verificare. Questo bene prezioso si chiama libertà. Abbiamo una bandiera che non intendiamo ammainare. Questa bandiera è quella di un Mezzogiorno mai supino che reclama i diritti calpestati ma conosce e adempie ai suoi doveri.  
Contiamo su di voi per preservare questa voce libera che vuole essere la bandiera del Mezzogiorno. Che è la bandiera dell’Italia riunita.
ABBONATI AL QUOTIDIANO DEL SUD CLICCANDO QUI.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE