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Libertas Matera-Monticchio Potenza 4-0, campionato di Promozione del 1956. Non si trovano più, nei successivi cinquantaquattro anni, altre figuracce a carattere regionale. Non possono essere etichettate in tal modo le sconfitte a Lavello e Matera per 1-0 nella stagione di Promozione del 1986-87 (peraltro conclusa con la promozione in Interregionale, dopo lo spareggio di Trani e la rete di Lancellotti alla Pro Matera), nè tantomeno l’1-2 che il Cogliandrino rifilò al Cus Potenza nel 2001 o i 2-0 e 1-0 che, rispettivamente, Genzano e Venosa in casa, rifilarono all’Asc Potenza di Arleo. Anche questi due ultimi campionati coincisero con una promozione di quella società che, poi, con il passare del tempo, divenne l’attuale Potenza. Un po’ come dire che quando una squadra del capoluogo di regione ha messo piede nei tornei a carattere regionale ha sempre puntato in alto, ha sempre vinto il campionato, e molto raramente ha permesso alle squadre di paesi della provincia di fare la voce grossa. Una sorta di leadership territoriale che mai avrebbe potuto essere scalfita.
Almeno fino a quando nel calcio regionale non ha messo piede il club di Postiglione. Il 4-0 patito a Picerno è allo stesso tempo storico e incancellabile, nello stesso modo in cui lo è far giocare uno squalificato. L’umiliazione patita a livello numerico non ha giustificazioni di nessuna specie (nè condizione fisica, nè terreno di gioco, nè decisioni dell’arbitro, nè infortunio al portiere) e rimanda alle responsabilità di tutti, nessuno escluso. Da chi scende in campo a chi schiera i giocatori, da chi li gestisce a chi organizza il da farsi. Il Potenza è evidentemente ripiombato nell’anonimato e di qui in avanti non ci sarà più di che stupirsi, dal momento che la valenza – con tutto il rispetto per ciascuno – è la stessa di un Moliterno, di una Murese o di un Miglionico, solo per citare i primi tre paesi che partecipano all’Eccellenza e vengono in mente. Il calcio del capoluogo di regione s’è messo alla stregua di quello che molto degnamente si fa nei paesi di provincia. Ed essendone pari i valori (e in diversi casi addirittura superiori) ci sta di perdere in maniera fragorosa. E’ chiaro, però, che se il raffronto immediato, almeno temporale, è quello con il Verona al Bentegodi, con il Pescara, con la Ternana, con il Cosenza, con squadre che hanno fatto la storia del calcio, fa più male ancora qualsiasi sconfitta con un Picerno di turno. Ma peggio ancora, resta indelebile e incancellabile l’onta di esserne anche umiliati. Oggettivamente la comunità sportiva non si identifica più in questo Potenza, in questa società, in questa proprietà, semmai ne avesse individuato un simbolo nel patron (al momento del ripescaggio in Prima Divisione dell’estate del 2009). E si continua a gettare fango su un’immagine che è già stata ampiamente macchiata nel recente passato. Come se non fosse stato sufficiente. E se qualche componente della squadra dice candidamente “non so da quanto tempo non facevo una figuraccia del genere”, probabilmente il peso di vestire la maglia rossoblù è notevole sulle spalle di tutti. Perchè in ballo c’è l’intenzione di ridare respiro e restituire vita a un malato che ha l’encefalogramma piatto, ma con l’approssimazione e l’improvvisazione che accompagna ogni singolo attimo, diventa tremendamente difficile (se non impossibile) fare anche le cose più semplici. Apprezziamo lo sforzo di chi si è letteralmente gettato nella mischia, come se fosse inconsapevole di quello a cui andava incontro, ma francamente non ci sentiamo di dare alibi e giustificazioni a nessuno, per nessuna figuraccia ulteriore che si materializzerà di qui alla fine del campionato. Se si arriverà ad una fine.
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