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I carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito un provvedimento di fermo, emesso dalla Dda reggina, nei confronti di Demetrio Domenico Praticò, di 49 anni, accusato di associazione di tipo mafioso e porto e detenzione abusiva di armi ed esplosivi. Praticò è accusato, in particolare, di avere detenuto senza licenza da parte dell’autorità competente e portato in un luogo pubblico, le armi comuni da sparo e gli esplosivi occultati all’interno della Fiat Marea trovata a Reggio Calabria lo scorso 21 gennaio 2010, giorno della visita del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’indagine, che nell’immediato aveva condotto all’arresto di Francesco Nocera per il reato di favoreggiamento aggravato nei confronti di un’organizzazione mafiosa, poi condannato con rito abbreviato a due anni di reclusione, ha consentito di fare luce sulle fasi organizzative ed esecutive dell’evento criminoso, comunque non diretto alla persona del presidente, e sulle responsabilità dei singoli soggetti interessati, associati e contigui alla cosca Ficara-Latella, operante nella zona sud di Reggio Calabria. Contestualmente sono state emesse ordinanze di custodia cautelare in carcere anche per Giovanni Ficara, 46 anni di Reggio, e Giovanni Zumbo di 43 anni, commerciante, entrambi già tratti in arresto rispettivamente nelle operazioni “Reale” e “Crimine” del 21 aprile e del 13 luglio scorso, ai quali è contestato il concorso nel reato di porto e detenzione abusiva di armi e munizioni, aggravato dall’aver favorito l’organizzazione mafiosa Ficara Latella.

IL PROCURATORE PIGNATONE: “UNA MESSINSCENA”
Così il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Pignatone, ha definito il ritrovamento della Fiat Marea nei pressi dell’aeroporto di Reggio Calabria lo scorso 21 gennaio, contenente armi ed esplosivo, nei pressi del percorso che sarebbe stato utilizzato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per raggiungere lo scalo a conclusione di una sua visita in città. «Quell’autovettura fu fatta ritrovare volutamente – ha detto Pignatone – su segnalazione del commercialista Giovani Zumbo, arrestato nell’operazione ‘Crimine’ che abbiamo condotto insieme alla Procura della Repubblica di Milano e che ha portato all’arresto di oltre trecento persone, tra le quali lo stesso Zumbo».
Pignatone, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione “Piccolo carro”, ha riferito che Zumbo fece ritrovare volutamente la Fiat Marea, carica di armi ed esplosivo, facendo una confidenza ad un sottufficiale dei carabinieri. Lo scopo di Zumbo, secondo la Dda e gli investigatori, era di addebitare la responsabilità della collocazione della vettura al pregiudicato Pino Ficara, cugino del boss Giovanni Ficara, che era suo amico, a causa di pesanti contrasti tra i due Ficara per la conduzione degli ‘affarì della cosca omonima.
«Si è trattato – hanno riferito inquirenti ed investigatori – di un autentico depistaggio». «Tant’è che per conoscere meglio la personalità di Zumbo – ha detto Pignatone – abbiamo ufficialmente interpellato i servizi di sicurezza, Aisi e Aise, le forze di polizia, senza che nessuno ci abbia confermato un suo ruolo all’interno degli apparati di sicurezza. Molte domande sono ancora senza risposta, ma è certamente inquietante, comunque, fare ritrovare quell’auto quel giorno ed in quel luogo».
«Dopo mesi di scrupoloso lavoro – ha detto il comandante provinciale di Reggio Calabria dei carabinieri, col. Pasquale Angelosanto – possiamo dire che le armi rinvenute all’interno della Fiat Marea il 21 gennaio scorso, erano pressochè inefficienti, con parti mancanti, e lo stesso esplosivo è risultato di bassa potenzialità. Su quell’autovettura, inoltre, sono state eseguite sofisticate prove per la ricerca di impronte digitali, utilizzando anche gas speciali, senza che risultasse alcunchè di utile per le indagini. Segno, questo, che la ‘ripuliturà del mezzo era stata effettuata da mani esperte».

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