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POTENZA – «Mi riprenderò presto ma ora voglio andare avanti e non pensarci troppo».
Così su Facebook Giulia Ventura, la donna di 31 anni che venerdì ha denunciato sempre sul social network di essere stata picchiata perché lesbica (LEGGI LA NOTIZIA).
«Ringrazio tutti per il sostegno dimostratomi anche se – ha aggiunto – non sono riuscita a rispondere a tutti. Ognuno di voi mi ha fatto una carezza al cuore e perciò vi ringrazio. Non voglio visibilità, né giornali o tv al mio seguito». La donna ha evidenziato di aver scritto dell’aggressione «affinché tutto ciò non accada mai più a nessuno, uomo, donna o asessuati». Ventura ha deciso di rendere pubblica l’aggressione subita, pubblicando su Facebook le foto del suo volto tumefatto e ferito dai pugni dei due assalitori, che l’avevano affrontata gridandole: “Le persone come te devono morire, vuoi fare il maschio? E mo ti faccio vede come abbuscano (“come le prendono” in dialetto, ndr) i maschi”.
Tutto è avvenuto mercoledì sera poco prima di mezzanotte, questo stando a quanto scritto proprio da Giulia su Facebook, quando lei stava camminando all’altezza del Principe di Piemonte e sarebbe stata avvicinata, insultata e pestata da due giovani. Poi il giorno dopo la trentunenne, che dopo il pestaggio è riuscita a tornare a casa, si è recata al Pronto soccorso del San Carlo dove è stata curata. E dal San Carlo è partita d’ufficio la denuncia che venerdì era sul tavolo del dirigente della Mobile, Donato Marano.
Giulia ha denunciato l’accaduto con un post su Facebook e ha a pubblicato una foto in cui mostra i segni delle percosse, il referto medico ma non ha sporto una denuncia alle forze dell’ordine. La vicenda è avvenuta la sera di mercoledì scorso, 15 gennaio: la donna ha scritto di essere stata aggredita da due ragazzi mentre stava camminando in una via del capoluogo. Aggressione che, come scritto da Giulia, era “punitiva” per il suo orientamento sessuale . Prima di colpirla, infatti, uno dei due le avrebbe detto – questo stando al suo racconto, che “Le persone come te devono morire, vuoi fare il maschio? E mo ti faccio vedere come “abbuscano” (vengono picchiati) i maschi”.
Giulia dopo il pestaggio, come detto, è tornata a casa. Il giorno dopo è andata in ospedale il giorno dopo: dal referto, che lei stessa ha pubblicato su Facebook insieme a due foto, emerge che ha riportato la frattura delle ossa nasali ma che ha rifiutato l’intervento di riduzione. Il referto, preso atto della sua volontà, contiene alcune indicazioni terapeutiche. E proprio il medico del Pronto soccorso avrebbe denunciato, come da legge, quanto accaduto. E da venerdì sono cominciate le indagini della Squadra Mobile. Gli agenti avrebbero anche ascoltato la ragazza ma non ci sono conferme ufficiali.
Nella zona dove sarebbe avvenuto il pestaggio – poco prima del Principe di Piemonte – non ci sarebbe telecamere di videosorveglianza.
«Era mercoledì sera – ha raccontato – cammino a piedi, in questa meravigliosa città di Potenza, con le mie cuffiette blu nelle orecchie, sento qualcuno blaterare verso di me, non capendo cosa stesse accadendo, mi tolgo le cuffiette e vedo due ragazzini che, attraversando la strada e si mettono di fronte a me, intralciandomi il passaggio. Chiedo loro che problemi avessero e dopo due spintoni che mi hanno atterrata, ancora cosciente sento una frase: “Le persone come te devono morire, vuoi fare il maschio? E mo ti faccio vede come abbuscano i maschi”.

È allora che comincia l’incubo. Calci sulla costola e uno sulla spalla «Svengo». Quando si riprende Giulia torna a casa ma decide di non andare in ospedale e di non dire nulla a casa. Il mattino seguente il sangue continua a scorrere dal naso e a quel punto si reca al pronto soccorso per le cure mediche.

Intanto, da tutta la regione arriva la solidarietà per la 31enne: Arcigay parla di “gravissimo episodio di stampo omofobo” mentre le Sardine Lucane – ieri in corteo proprio nel capoluogo – hanno condannato i toni esacerbati e carichi di odio e violenza cui speso la stessa politica cede; dal mondo politico-istituzionale lucano si fanno sentire consiglieri e asessori e lo stesso governatore Bardi (che parla di “vicenda assurda estranea alla cultura della nostra comunità”) e il sindaco di Potenza, Guarente, che non usa mezzi termini: “Due imbecilli che devono pagare per quello che hanno fatto”.

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Eugenio Furia

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