La tabaccheria gestita dalla vittima
3 minuti per la letturaROMA – La Polizia di Reggio Calabria, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, ha eseguito dalle prime ore di questa mattina un’articolata operazione, denominata “Giù la testa”, finalizzata all’esecuzione di quattro ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal giudice per le indagini preliminari presso il locale Tribunale nei confronti di altrettanti soggetti.
Questi sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio premeditato, tentata estorsione, rapina e tentato omicidio aggravati (ad eccezione del tentato omicidio) dalla circostanza del metodo mafioso e dall’avere agevolato la ‘ndrangheta unitaria, nella sua articolazione territoriale denominata cosca Tegano, operante nel quartiere Archi di Reggio Calabria.
Sono state eseguite diverse perquisizioni domiciliari.
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L’indagine ha consentito di individuare il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Bruno Ielo, il tabaccaio ucciso con un colpo di pistola alla testa la sera del 25 maggio 2017 (LEGGI LA NOTIZIA DELL’OMICIDIO), esploso da un killer da distanza ravvicinata, mentre rientrava a casa con lo scooter sulla strada Nazionale per Catona. L’esercente reggino di 66 anni venne ucciso per strada su mandato di un esponente della ‘ndrangheta reggina in modo plateale con una pistola abbandonata accanto al cadavere, perché non si era voluto piegare al diktat della cosca di chiudere la tabaccheria che da circa un anno aveva aperto a Gallico, facendo concorrenza a quella del mandante dell’omicidio, elemento di spicco della famiglia Tegano. Il delitto con la sua efferatezza e connotazione simbolica doveva riaffermare di fronte a tutta la comunità la perdurante operatività della cosca, pronta a reprimere chiunque osasse metterne in discussione la sua potenza criminale e il dominio sul territorio.
Dopo aver esaminato i video di numerosi di impianti di videosorveglianza, per tantissime ore di registrazione, secondo gli investigatori Francesco Polimeni (legato alla cosca Tegano e considerato il mandante) e Cosimo Scaramozzino hanno seguito la vittima, lungo il percorso che faceva per tornare a casa dopo il lavoro, con una Fiat Panda di colore rosso in stretto raccordo operativo con il killer Francesco Mario Dattilo, l’esecutore del delitto, il quale si muoveva a bordo di uno scooter.
Lo stesso Ielo, nel 2016, era stato ferito gravemente al volto da un colpo di pistola (LEGGI LA NOTIZIA) durante un tentativo di rapina esploso da uno dei due malviventi che avevano fatto irruzione all’interno della sua tabaccheria di Gallico. La rapina organizzata con finalità intimidatorie da Francesco Polimeni e posta in essere da Francesco Mario Dattilo e Giuseppe Antonio Ciaramita era finalizzata a costringere Ielo a chiudere l’attività commerciale per consentire a Polimeni, gestore anch’egli di una vicina tabaccheria, di accaparrarsi i guadagni derivanti dall’acquisizione della clientela della vittima. Gli investigatori sono riusciti ad individuare elementi in comune tra la rapina e l’omicidio e a dimostrare che l’arma abbandonata da Dattilo sulla scena del crimine la sera dell’omicidio, fosse dello stesso modello di quella impugnata durante la rapina dell’8 novembre 2016, ovvero una Beretta mod. 70 cal.7.65, tanto da far ritenere che per commettere l’omicidio di Bruno Ielo, Dattilo abbia utilizzato, con elevata probabilità, la stessa pistola.
Ulteriori particolari dell’operazione saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa che si terrà alle 11.30 presso la Sala Convegni della Questura di Reggio Calabria alla presenza del Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri.
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