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Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri. E’ il quadro che dipinge Eurostat, in cui l’Italia viene dipinta come la peggiore in Europa. Le entrate del 20% della popolazione con i redditi più elevati è di 6 volte superiore rispetto alla parte con i redditi più bassi. Secondo l’Istituto di statistica nel 2018 il divario è aumentato passando dal 5,9% al 6,1%; il dato si avvicina al record negativo raggiunto nel 2016 (6,3%). Numeri alla mano, l’Italia risulta fanalino di coda nell’Unione europea, con la Francia che si ferma al 4,2% mentre la Spagna si avvicina allo stivale con il 6%. Lo screening delle diverse regioni mostra dati molto differenti, con il divario minore registrato in Friuli Venezia Giulia (4,1%), Veneto e Umbria (entrambi al 4,2%) e il maggiore in Sicilia e Campania (entrambe al 7,4%). “Eurostat ci dice che tra i grandi Paesi europei l’Italia è quello con il divario più alto tra ricchi e poveri. Con buona pace di quelli che dicono che le politiche di redistribuzione sono un relitto del secolo scorso. E più per chi ci parla di nutella, invasioni etc.”. Lo si legge sull’account Twitter di Andrea Orlando, vice segretario del Pd, con l’hashtag #cuneofiscale. Segnali positivi dal mercato del lavoro italiano. A novembre tasso di occupazione, segnala Istat, sale a livelli record e raggiunge il 59,4%: il valore più alto dal 1997, inizio delle serie storiche dell’istituto di statistica. La disoccupazione è stabile al 9,7%, mentre scende al minimo storico il tasso di inattività. A dare una spinta all’occupazione sono le donne e i giovani. Ma la disoccupazione giovanile resta alta e sale al 28,6%. Per l’Unione Nazionale Consumatori il dato è “molto positivo e incoraggiante”. Per il Codacons, invece, né l’uno né l’altro e “la strada per recuperare il gap con il passato è ancora molto lunga”. Gli occupati crescono a novembre di 41 mila unità (+0,2% su ottobre) e si attestano a 23,486 milioni. A mettere il turbo sono le donne: nel mese le occupate aumentano di 35 mila unità, a fronte di una sostanziale stabilità degli uomini. Crescono anche gli occupati tra i 25 e i 34 anni, il cui tasso sale al 18,4% e tra gli over 50, ma calano nelle altre classi di età. A spingere al rialzo i numeri dell’occupazione sono anche i dipendenti a tempo indeterminato, che aumentano di 67 mila unità, a fronte di una diminuzione sia dei dipendenti a termine (-4 mila) e degli autonomi (-22 mila). La disoccupazione italiana rimane stabile al 9,7%. Come segnala Eurostat, si tratta del terzo tasso più alto in Europa dopo quello greco e spagnolo. Stessa posizione in classifica per la disoccupazione giovanile, che sale al 28,6%. Risultano però in crescita le persone in cerca di lavoro e allo stesso tempo il tasso di inattività scende ai valori minimi storici, ovvero al 34%. Il mercato del lavoro “nonostante il permanere di un contesto congiunturale non particolarmente dinamico” sembra “aver trovato nei mesi finali del 2019 spunti di miglioramento”, scrive Confcommercio. Per il Codacons i dati sull’occupazione “non possono in alcun caso essere ritenuti soddisfacenti”, mentre per l’Unione Nazionale Consumatori i nuovi traguardi dell’occupazione sono positivi.
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