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E’ atteso per le prossime ore, in Procura a Catanzaro, il fascicolo dell’inchiesta sulla bomba che nella notte tra mercoledì e giovedì è esplosa davanti alla casa del procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro. Del caso si occuperà il procuratore vicario Salvatore Murone, titolare degli altri fascicoli che riguardano magistrati in servizio nella città dello Stretto.
«Abbiamo già preso contatti con la Questura di Reggio Calabria che sta conducendo le indagini – ha detto a «Gazzetta del Sud» il procuratore capo di Catanzaro, Antonio Vincenzo Lombardo – e appena avremo l’informativa inizieremo e fare il punto della situazione e avvieremo le necessarie attività». Lombardo già nella giornata di ieri è stato a Reggio Calabria. «Ho incontrato il procuratore Di Landro – ha affermato – e sono stato sul luogo dell’esplosione dell’ordigno e mi sono reso conto di quello che è successo. Per quanto ci riguarda procederemo tenendo presente tutto quello che già abbiamo e che riguarda il procuratore Di Landro. Al momento non so se quello che è successo è collegabile ad altri avvenimenti del passato. Quando sarà stilata l’informativa e gli inquirenti ci diranno cosa pensano dell’accaduto e quali fatti sono contenuti nel documento – ha concluso il procuratore Lombardo – vedremo il da farsi».
LE INDAGINI – Elementi utili alle indagini potrebbero venire dal’esame delle tracce di esplosivo trovate sul luogo in cui è stata collocata la bomba. La polizia, che sta svolgendo le indagini, ha confermato che per confezionare l’ordigno collocato davanti il portone dell’edificio in cui abita il magistrato, nel Parco Caserta, è stato utilizzato circa mezzo chilogrammo di tritolo. Il primo elemento che si sta tentando di accertare è se l’esplosivo utilizzato è lo stesso dell’attentato fatto il 3 gennaio scorso contro il palazzo in cui ha sede la Procura generale. Gli artificieri della Polizia di Stato concluderanno a breve i loro accertamenti e riferiranno i risultati alla Squadra mobile. Un altro elemento di comparazione tra i due episodi è rappresentato dalle modalità di esecuzione degli attentati. In questo senso potrebbero rivelarsi utili le riprese effettuate dalla telecamera di un negozio ubicato poco distante, anche se in una strada diversa, dal luogo in cui è stato compiuto l’attentato. Nelle immagini, che sono comunque confuse e di difficile decifrazione, si vedono, tra l’altro, due persone con casco che transitano a bordo di una moto. Un elemento che potrebbe essere rilevante ai fini investigativi per il fatto che anche l’attentato del 3 gennaio fu compiuto da due persone che giunsero sul posto su una moto. Nel caso dell’intimidazione ai danni di Di Landro, però, non c’è alcuna certezza che i due individui che nelle immagini si vedono transitare in moto abbiano a che fare con l’episodio.
IL SIT IN – Alcune centinaia di persone ieri hanno voluto testimoniare la loro solidarietà al procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, con un sit-in davanti all’abitazione del magistrato. All’iniziativa, promossa da Libera, hanno partecipato esponenti di varie associazioni. Numerosi i cartelli di solidarietà per il magistrato tra i quali quello di Libera, “La libertà non ha pizzo», e quello di Legambiente, «No allo smog mafioso». Alcuni giovani hanno esposto lo striscione con la scritta «basta isolamento ed indifferenza. Sì ad una Reggio vicina e solidale che non tace». Il procuratore Di Landro è sceso in strada per ringraziare personalmente i partecipanti all’iniziativa ed è stato accolto da un lungo applauso.
LE REAZIONI – «Il livello di intimidazioni si è alzato. C’è una spirale di violenza iniziata otto mesi fa con la bomba alla Procura generale». A dirlo è stato il prefetto di Reggio Calabria, Luigi Varratta, al termine della riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. «Una violenza iniziata – ha aggiunto – in particolare verso il procuratore Di Landro perchè ha adottato interventi a livello di gestione degli uffici e dell’attività della Procura generale che hanno infastidito e continueranno ad infastidire i gruppi criminali. Adesso dobbiamo valutare se l’attentato della notte scorsa sia da attribuire a un unico gruppo criminale o se c’è un’intesa tra più gruppi. In quest’ultimo caso la vicenda sarebbe più delicata». «Quando c’è un avvicendamento, in qualsiasi ufficio – ha sostenuto Varratta – il nuovo responsabile imposta l’attività come ritiene più opportuno. Probabilmente, visto che la strategia intimidatrice ha un carattere personalistico, bisogna andare a vedere gli atti compiuti da Di Landro, perchè può avere dato fastidio. Un altro elemento di preoccupazione e che desta allarme è quello dei bulloni della sua auto svitati nel parcheggio della Procura. Stiamo già rivedendo il sistema di vigilanza. Di sicuro si è alzato il livello di intimidazione: prima la bomba alla Procura generale, poi la manomissione dell’auto di Di Landro e adesso l’attentato all’abitazione».
«Esprimo tutta la mia piena solidarietà al Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, per il nuovo e grave atto intimidatorio subito. Le ripetute intimidazioni ai danni della Procura reggina confermano il grande impegno profuso dal Procuratore generale e da quanti sono in prima linea ogni giorno, in una regione difficile, per combattere la ‘ndrangheta e tutte le mafie che si annidano sul territorio» ha affermato il vicepresidente del Senato, Domenico Nania.
«Esprimo solidarietà e vicinanza al dottor Di Landro per il vile atto perpetrato ai suoi danni» ha detto il consigliere regionale Santi Zappalà. «Di fronte a questi gesti si resta costernati, sia dal livello dello scontro raggiunto che dalla violenza e dall’ arroganza di soggetti che hanno interessi occulti e che poco hanno a che fare con una città che vuole rialzare la testa e rendersi protagonista del proprio futuro. Nel rinnovare sentimenti di stima al procuratore Di Landro lo invito a proseguire nell’opera fin qui intrapresa cosciente che troverà sempre nelle persone oneste sostegno pieno e convinto».
«Rispetto al gravissimo attentato contro Salvatore Di Landro si ritorna prepotentemente in Calabria ad affrontare il tema della sicurezza. Abbiamo l’esigenza in un territorio particolare come il nostro di avvertire in maniera più incisiva la presenza dello Stato e la sicurezza a coloro i quali operano in tutti quei settori delicati della giustizia e che sono spesso vessati da azioni di questo tipo» han affermato Antonio Castorina, della segreteria nazionale dei Giovani Democratici. «Nel manifestare la totale solidarietà alla magistratura e alle forze dell’ordine riteniamo importante che si professi una cultura alla legalità fin dalle nuove generazioni, perchè solo così possiamo lanciare un segnale di cambiamento,solo così possiamo imprimere nel tessuto sociale il principio per il quale progresso del territorio ed esigenza di legalità siano due binari paralleli che creano ricchezza ed equa distribuzione delle risorse».

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