Cristiano Ronaldo
3 minuti per la letturaL’altro giorno Cristiano Ronaldo, partendo dall’erba di Marassi, stadio di Genova, anziché dalla rampa di lancio di Cape Canaveral, poi divenuto Cape Kennedy, è salito sulla Luna.
Non è stato “un piccolo passo per l’uomo” e neppure “un grande passo per l’umanità”, come ebbe a dire il primo uomo che si mise la Luna sotto i piedi. Però quella ascesa nel cielo del calcio ha colpito la fantasia. Un uomo che va su di una sessantina di centimetri non lo si vede spesso sui campi di calcio. Quasi mai.
CR7 è arrivato, come certificano i vivisezionatori del gesto sportivo che nonostante la loro azione ossessiva non riescono a togliere la poesia né l’arte di un attimo, a 2,56 metri: una precisione che di solito si cimenta sull’alluce avanti nel fuorigioco o sulla proiezione geometrica estrema del Var, che non sempre “ci piglia”. Una volta, in Spagna, raccontano che saltò a 2,93 metri: ma non c’era ancora la passione per la trigonometria, si andava “a occhio”.
“Sembrava l’Nba” ha commentato il tecnico opposto, il sampdoriano Claudio Ranieri. Più “terreno” il coach della casa Juve, Maurizio Sarri: “Cosa ho pensato a quel gol? Caz,,, Cavolo non rende l’idea”.
L’allusione all’Nba, l’impero del basket, si rifersice soprattutto a quella “slam dunk” in cui si esibì il 6 dicembre 1988 Michael Jordan, il più grande cestista di sempre: la schiacciata dalla lunetta, un balzo di due metri di lunghezza, fino a 3,05 metri di altezza, testa compresa, restando in sospensione per un secondo o di più. Un gesto da “Space Jam”, il film di uomini e cartoon che ha santificato il basket e di cui si aspetta il remake con LeBron James al posto di Michael. Che da quel giorno fu chiamato Air Jordan, E, all’epoca dove “tutto è mercato” divenne immediatamente riprodotto il logo di un brand.
Cristiano Ronaldo se la batte con Leo Messi come il miglior giocatore dei nostri tempi. Lui non ha dubbi: “Sono il primo, il secondo e il terzo miglior giocatore del mondo” ha detto. E ancora: “Non ho mai avuto idoli: il mio giocatore preferito sono io”. Colleziona un numero impressionante di gol, come faceva con la biancheria intima della sua ex compagna, la bellissima modella russa Irina Shayk, la quale prima di lasciarlo con un tunnel di quelli che CR7 mai subisce in campo, rischiò se non la vita almeno il soffocamento momentaneo quando aprì d’improvviso l’armadio di lui e le cadde addosso tutto quel ben di Dio che non trovava più nei suoi cassetti.
Il più bell’elogio sportivo a Cristiano Ronaldo l’ha fatto George Best, che per quanto era bravo e famoso veniva chiamato “il quinto Beatle”: “Ho sentito parlare di tanti nuovi George Best in vita mia, ma quando l’hanno detto di Cristiano Ronaldo l’ho preso come un complimento per me”.
Marcelo, il compagno di squadra nel Real Madrid, diceva ai cultori del 3-4-3 o del 4-4-2: “Se c’è Cristiano l’unica tattica vincente è passargli la palla: al resto pensa lui”.
Molti mettono a confronto CR7 con Pelè. Per dire la stima che circonda il campione del Portogallo e ora della Juve, basterà citare quello che dicevano di Pelè avversari e altri campioni.
Per esempio Giacinto Facchetti, che lo affrontò, disse: “Lo guardai, eravamo alti uguali, saltammo insieme, ma quando io stavo discendendo lo vidi ancora in volo e pareva che avrebbe potuto restarci quanto gli pareva”.
Eric Cantona era intellettuale: “Il passaggio a Carlos Alberto nella finale mondiale del 1970 è una poesia, cone una delle prime di Rimbaud”.
Diego Armando Maradona prosaico: “Va in campo come se andasse al bagno: con la stessa naturalezza”.
Platini mistico: “Vederlo giocare è come veder giocare Dio”.
Cruyff filosofo: “Ha superato i confini della logica”.
Fontaine realista: “Quando l’ho visto giocare, volevo appendere gli scarpini al chiodo”.
Il più sincero forse fu Tarcisio Burgnich, che doveva marcarlo a Messico ’70: “Credevo fosse di pelle e ossa come tutti gli altri: evidentemente mi sbagliavo”.
Anche CR7 l’astronauta forse non è di pelle e ossa.
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