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DI ANDREA DI CONSOLI Incontriamo Domenico Cerbino, responsabile dell’azienda agricola sperimentale “Pollino” dell’Alsia, in occasione del conferimento del marchio Dop (Denominazione di Origine Protetta) alla melanzana rossa e ai fagiolini “poverelli” e bianchi di Rotonda. Due riconoscimenti importanti per l’agricoltura di qualità dell’area Sud della Basilicata.

Dottor Cerbino, anzitutto: che cos’è l’Alsia?

Alsia è l’acronimo di Agenzia Lucana per lo Sviluppo e l’Innovazione in Agricoltura. E’ un’agenzia regionale, braccio operativo del dipartimento agricoltura della Regione Basilicata, che si occupa di servizi all’agricoltura.

Quante sedi dell’Alsia ci sono sul territorio regionale?

Gli uffici dell’Alsia si possono dividere in aziende sperimentali, che sono 8, e una serie di uffici sparsi su tutta la superficie regionale.

Dove sono ubicate le 8 aziende agricole sperimentali dell’Alsia?

Sono a Rotonda, in Val d’Agri, nel Lavellese, nel Melfese, a Matera, a Metaponto, a Pignola e a Sant’Arcangelo.

Di cosa si occupa l’azienda agricola sperimentale di Rotonda, di cui lei è responsabile?

Oltre alle attività di sperimentazione e di divulgazione, forniamo al territorio una serie di assistenze e consulenze tecniche alle imprese agricole. Poi ci occupiamo di valorizzazione delle produzioni tipiche e della biodiversità agricola.

L’agricoltore del Pollino-Lagonegrese che si rivolge a voi deve pagare qualcosa?

Assolutamente no, perché i nostri sono servizi che forniamo per conto della Regione.

Come sta l’agricoltura nell’area del Pollino-Lagonegrese?

Intanto si è fatto un grosso passo avanti con l’attivazione di una serie di microfiliere anche attraverso la certificazione: attivazione che ha permesso all’impresa di trasformazione di incontrarsi direttamente con l’impresa agricola, valorizzando tutta una serie di prodotti tipici locali.

Quali per esempio?

Il peperone di Senise, la melanzana rossa, i fagioli di Rotonda, la farina di Carosella, il tartufo, che si trova nel Serrapotamo, tutte le produzioni lattiero-casearie, i salumi e i prodotti da forno.

Quali sono oggi i principali problemi degli agricoltori dell’area Sud della Basilicata?

Molte di queste produzioni sono piccole produzioni di nicchia che sono realizzate da piccole imprese che non hanno una dimensione economico-finanziaria in grado di poter affrontare tutte le attività di promozione, valorizzazione e commercializzazione che sono necessarie.

Il problema della concorrenza agricola estera, spesso sleale, si risente anche qui?

Penso di no, perché le nostre produzioni sono di alta qualità e hanno la peculiarità di avere un’origine e una unicità certificata. Inoltre, la nostra agricoltura si fa in un ambiente che permette di fare delle produzioni a basso impatto ambientale.

Cosa si produce nell’area Sud della Basilicata?

Noi abbiamo tante produzioni tipiche di alta qualità, e fra queste ci sono una serie di eccellenze, come il peperone, la melanzana, il fagiolo, la patata, il pomodoro. Nel Mercure, però, si coltiva di più il fagiolo, nel Senisese, invece prevale la produzione del famoso peperone di Senise.

Gli agricoltori del Pollino-Lagonegrese come sono? Stanno crescendo rispetto al passato?

Intanto bisogna dire che sono dei bravi agricoltori, però hanno necessità di diventare imprenditori, e il nostro grande sforzo è di dare a loro tutti gli strumenti necessari per andare sul mercato nel modo migliore.

E i giovani agricoltori?

Ci sono alcuni giovani agricoltori molto bravi, ma il problema del ricambio generazionale è molto sentito nell’area Sud, perché c’è un processo crescente di invecchiamento della popolazione.

I giovani lucani dell’area Sud amano la terra?

Ultimamente intravedo un ritorno di molti giovani nelle aziende agricole. Questo ci fa sperare che ci sia in atto una fase di ritorno, di crescita, di recupero.

Ci si vergogna ancora di essere contadini?

No, penso che sia oramai un sentimento superato.

Un altro luogo comune sostiene che fare l’agricoltore sia massacrante e usurante. Corrisponde a verità?

Non è più così. Con le tecnologie che ci sono oggi si può coltivare i nostri campi senza ammazzarsi di fatica come una volta.

L’Ente Parco Nazionale del Pollino aiuta in qualche modo l’agricoltura della zona?

Sì. In passato abbiamo avviato insieme attività che riguardano la certificazione dei prodotti agroalimentari. L’Ente Parco ha sostenuto in passato una serie di iniziative di creazione di microfiliere agroalimentari, e ultimamente stiamo collaborando per un lavoro di mappatura della biodiversità agricola nel settore frutticolo, orticolo e cerealicolo. Infine stiamo realizzando, sempre per conto dell’Ente Parco, un portale per la commercializzazione online dei prodotti tipici del Pollino.

Cosa è emerso dalla mappatura che avete fatto per conto dell’Ente Parco?

Che l’area del Parco ha evidenziato la presenza di una ricchezza in termini di biodiversità agricola molto elevata. Dai risultati, che saranno pubblicati nei prossimi giorni, è emersa una presenza di più di 40 specie frutticole, con più di 500 varietà diverse. Un patrimonio enorme.

Nell’area del Pollino-Lagonegrese si utilizzano molti concimi e pesticidi tossici? Vengono usati con ponderazione oppure senza riguardo per l’ambiente?

Lo sforzo che noi stiamo facendo da qualche anno è proprio quello di far capire agli agricoltori che l’utilizzo di questi prodotti antiparassitari deve essere fatto in maniera ponderata, sia per evitare problemi legati all’ambiente, ma anche per evitare costi eccessivi e inutili sprechi.

Sono terreni inquinati, quelli del Pollino-Lagonegrese?

No, assolutamente no. Sono terreni abbastanza vergini, dove l’impatto agricolo è ancora contenuto.

Si inizia sempre più spesso, anche a livello nazionale, a parlare delle melanzana rossa di Rotonda. Che cos’è questo “strano” ortaggio?

E’ un prodotto tipico di Rotonda che ha ottenuto il riconoscimento Dop a livello europeo. E’ una melanzana particolare, anche per il suo colore, che va da un arancione con delle striature più scure fino a una polpa bianca con la presenza di molti semi, che sono dolci. Ha un sapore piccante ma non amarognolo. La melanzana di Rotonda è un prodotto eccezionale.

E’ facile trovare sul mercato nazionale questo prodotto?

Come prodotto fresco si sta organizzando sempre meglio la sua commercializzazione. Come prodotto trasformato è già abbastanza diffuso sul mercato nazionale.

E cosa hanno invece di particolare i fagioli bianchi e quelli “poverelli” di Rotonda?

Intanto entrambi hanno recentemente avuto il marchio Dop. Questi sono fagioli particolari perché sono ricchi di proteine vegetali. Per questo motivo i nostri fagioli sono chiamati anche “la carne dei poveri”, perché in passato anziché la bistecca si mangiavano i fagioli, perché erano ricchi di proteine.

Nella vostra azienda agricola sperimentale state coltivando anche prodotti che rischiano l’estinzione genetica. Quali prodotti, tra i più a rischio, sono presenti nei vostri terreni?

L’azione che noi stiamo facendo sul territorio è quella di recuperare queste vecchie varietà cercando di valorizzarle e, soprattutto, di salvarle. Tra i prodotti da noi coltivati ci sono la patata bianca di Teana, la patata rossa di Terranova e la patata di San Severino. Stiamo poi facendo un lavoro di caratterizzazione bio-agronomica sulla melanzana rossa e quella bianca di Senise,e teniamo in atto un’attività che riguarda il finocchio antico di Senise, la scarola di Senise e il coriandolo (una spezia che si usa nei salumi) e tutta una serie di piccole ortive come il prezzemolo a foglia piccola, il cetriolo di Maratea e di Senise, e una serie di zucche locali.

Cosa significa per Rotonda e per l’area del Pollino-Lagonegrese il riconoscimento del marchio Dop per la melanzana rossa e per il fagiolo “poverello” e per quello bianco?

Intanto è un grosso riconoscimento per gli agricoltori del Mercure, per il grande sforzo che hanno fatto in questi anni, e soprattutto per le attività che svolgono ogni giorno nei campi coltivando questi prodotti tipici. E naturalmente una grande visibilità per l’intera zona.

La vocazione principale dell’area Sud della Basilicata è davvero l’agricoltura?

E’ tra le attività più importanti. Tra l’altro stiamo cercando con le imprese agricole, in particolare con il consorzio CoPollino, che raggruppa un bel po’ di imprese e aziende agricole della zona, di far riconoscere il territorio del Pollino-Lagonegrese come Sistema Produttivo Locale (Spl), che significherebbe una grande opportunità in termini di promozione e di valorizzazione.

Il Pollino-Lagonegrese riuscirà mai a diventare forte da un punto di vista agricolo come il Metapontino?

Qui è diverso, perché noi puntiamo sulle produzioni di qualità, di nicchia, e non facciamo agricoltura intensiva, di grandi numeri. Noi tendiamo a legare l’agricoltura con altre attività collaterali come il turismo e la gastronomia.

Intendete festeggiare per il doppio Dop che avete appena ottenuto?

L’Alsia sta organizzando una giornata sulle due Dop. Avverrà il 12 di agosto, a Rotonda. L’idea è quella di far conoscere ai turisti e alle persone che verranno le aziende che producono questi prodotti. Ci sarà un’attività di animazione, gare gastronomiche, incontri, dibattiti e le sagre della melanzana rossa e del fagiolo in collaborazione con tutte le contrade del Mercure. Spero vengano in molti da ogni parte della Regione.

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