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E’ uno dei maggiori sequestri di droga mai realizzati in Italia, con ben 700 chilogrammi di cocaina purissima al 93% sottratti ai narcotrafficanti, per un valore all’ingrosso sui mercati europei, di circa 120 milioni di euro. A gestire il traffico un’organizzazione criminale frutto di una vera e propria «alleanza» strategica e finanziaria tra uno dei più importanti ed agguerriti sodalizi ‘ndranghetistici della locride, i «Barbaro» di Platì, ed esponenti del clan camorristico dei «La Torre» attivo nel casertano.
Una rete di narcotrafficanti internazionali in grado di movimentare ingenti quantitativi di sostanza stupefacente dal continente sudamericano (Colombia e Venezuela) verso il territorio italiano, passando per l’Africa ed i Paesi del Nord Europa. Le indagini sono in corso da circa tre anni e sono state effettuate con l’ausilio di sofisticate apparecchiature tecniche per l’ascolto delle comunicazioni tra gli indagati e attraverso centinaia di appostamenti e risconti effettuati in Italia ed all’estero.
L’operazione di oggi, denominata «Tamanaco» (dal nome dell’albergo venezuelano in cui avvenivano gli incontri tra i narcos e gli acquirenti italiani), portata a termine questa notte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Catanzaro, dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma (S.C.I.C.O.), con la collaborazione della Tenenza di Mondragone (CE), ha portato all’esecuzione di 16 ordinanze di custodia cautelare in carcere e al sequestro preventivo di beni per oltre 80 milioni di euro. L’operazione, che ha interessato le province di Reggio Calabria, Caserta, Frosinone, Torino Pisa e Monza, con l’impiego di circa 150 finanzieri, ha visto l’esecuzione ai provvedimenti cautelari, personali e reali, disposti dal G.I.P. del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale D.D.A.
Contestualmente, sempre su richiesta della Procura di Reggio Calabria ed in stretta collaborazione con il G.I.C.O. di Catanzaro e lo S.C.I.C.O. di Roma, la Polizia di Amsterdam ha eseguito 5 mandati di arresto europeo, nei confronti di altrettanti trafficanti olandesi affiliati all’organizzazione.
Le indagini, avviate agli inizi del 2005 dal Gruppo Operativo Antidroga di Catanzaro sotto la direzione della DDA di Reggio Calabria, avevano consentito di individuare una prima importazione di sostanza stupefacente dal Sud America che l’organizzazione, composta da elementi della ‘ndrangeta reggina e della camorra casertana, stava pianificando con il fornitore sudamericano Vittorio Belgiovane 70 anni.
Belgiovane, noto broker di origini italiane ma residente stabilmente in Venezuela, era, secondo l’accusa, referente di un’organizzazione colombiana di narcotrafficanti che egli stesso si pregiava di annoverare tra le prime al mondo per volume d’affari. La regia italiana dell’operazione era in mano a Giuseppe Barbaro, 42 anni, elemento di spicco dell’omonima cosca di Platì (RC), all’epoca latitante per altri fatti e, successivamente, arrestato dai finanzieri del GOA di Catanzaro il 12 dicembre 2008 dopo circa due anni di latitanza. Quest’ultimo, secondo gli inquirenti, operava in stretta sinergia con altri malavitosi calabresi e, soprattutto, con alcuni esponenti della criminalità organizzata campana e laziale, fra cui Giovanni Sciacca, 51 anni, Emilio Boccolato 58, e Antonio Rea, 59. Secondo gli investigatori, Antonio Rea, soggetto insospettabile e con uno stile di vita molto regolare e apparentemente defilato, costituiva l’elemento di collegamento tra l’intera organizzazione radicata in Italia e il fornitore sudamericano Vittorio Belgiovane, di cui era l’esclusivo referente e portavoce. Proprio un viaggio di quest’ultimo in territorio italiano nell’agosto del 2005 monitorato dai militari del Gico di Catanzaro, ha rafforzato l’ipotesi investigativa secondo cui l’organizzazione fosse in procinto di concretizzare l’acquisto di una consistente partita di droga. Il venezuelano, infatti, era giunto da Caracas a Roma Fiumicino per pianificare gli ultimi dettagli dell’importazione che, secondo quanto emergeva dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, sarebbe dovuta avvenire con la spedizione, via mare, di un container contenente ufficialmente pelli bovine essiccate quale carico di copertura della sostanza stupefacente occultata all’interno. Grazie ad una minuziosa attività investigativa condotta nei giorni immediatamente successivi all’incontro, si è riusciti a risalire al porto venezuelano da cui sarebbe partita la nave (La Guaira), al nome di quest’ultima (“Cala Palma» della Costa Container Lines S.p.a.), al porto di destinazione (Livorno) e, perfino, ai dati identificativi del container su cui viaggiava lo stupefacente. Il 14 settembre del 2005, dopo una breve sosta di cabotaggio nel porto di Vado Ligure (SV), la nave era giunta nel porto toscano e, all’apertura del container i militari del GOA di Catanzaro e quelli della Compagnia di Livorno, hanno individuato, occultati sotto un carico di copertura costituito da pelli bovine essiccate, circa 700 chilogrammi di cocaina purissima.
Le indagini hanno anche consentito di accertare le responsabilità degli arrestati, in Italia ed in Olanda, paese, quest’ultimo, nel quale l’organizzazione italiana poteva contare su una rete di trafficanti locali, già noti alla polizia di Amsterdam. Si tratta, in particolare, di Pasquale Pagliaro, 45 anni, di origini campane ma stabilmente residente in Olanda, dove agiva in stretta sinergia con una alcuni soggetti olandesi identificati in Jerry Gallant, 57 anni,detto «il codino», Richard Kramer, 47, Suzette De Rijp, 50 alias «la signora» e Greg Remmers, 62, ritenuto dalla Polizia dei Paesi Bassi personaggio di notevole spessore criminale.

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