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Pippo Callipo

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COSENZA – «Io intendo dare una mano alla Calabria non a questa o quella parte politica. E sto dalla parte dei calabresi, da sempre e per sempre. Mi spinge ad accettare questa sfida la passione per la mia terra e il grido di sofferenza che avverto nei giovani che incontro quotidianamente e nelle famiglie calabresi che stentano a tirare avanti».

LE RAGIONI DELLA CANDIDATURA

Così Pippo Callipo, candidato governatore alla Regione Calabria, in una sua dichiarazione alla stampa. Nel testo diffuso l’imprenditore del tonno – che si prepara ad accogliere il segretario del Pd Nicola Zingaretti in visita in Calabria venerdì prossimo – spiega le ragioni del suo impegno. «Se ho deciso di competere per la Presidenza della Regione, non è per affermare ragioni squisitamente politiche, pur accogliendo con estremo piacere l’adesione al progetto di cambiamento della Calabria di autorevoli forze del centrosinistra e di una nutrita rappresentanza della società civile con cui mi auguro si possa fare una radicale azione di bonifica dell’Ente Regione » Puntando a rilanciare «anzitutto i concetti della programmazione come metodo e strumento di governo e della partecipazione popolare a tutte le scelte progettuali e decisionali».

«Ho accettato di candidarmi per fare uscire la nostra bellissima regione dall’isolamento in cui è stata cacciata – sottolinea Callipo –. È insopportabile vedere che la mia regione non conta niente in Italia e in Europa, eppure vanta ricchezze naturalistiche di primissimo piano, un imponente patrimonio storico, culturale ed artistico, nonché talenti qui inutilizzati e costretti alla fuga».

IL PROGRAMMA

«Appronteremo – promette il candidato alla guida della Regione – presto un programma in cui saranno indicati gli obiettivi generali da conseguire e che avrà un monitoraggio periodico e pubblico, ma, la prima cosa da farsi, è riorganizzare la macchina burocratica della Regione, perché smetta di essere una zavorra per coloro che, a costo di molti sacrifici, producono ricchezza e generano opportunità occupazionali».

Callipo parla di lavorare «privilegiando le competenze e il merito e valorizzando le moltissime risorse umane di cui la Regione dispone e che non aspettano altro che mettersi al servizio del bene pubblico». Callipo pensa a un Ente «pronto a far valere – con l’autorevolezza che deriva dall’avere le carte in regola attraverso la capacità di saper rimuovere ogni zona d’ombra in cui risiedono l’imbroglio, gli assembramenti illeciti e le relazioni indegne con “prenditori” e affaristi – le ragioni e i crediti storici enormi che la Calabria vanta dall’Italia».

«In questo mezzo secolo di regionalismo sono stati commessi innumerevoli errori, lo testimoniano i più affidabili indicatori statistici, ma se fin qui i calabresi hanno assistito con pazienza al deterioramento della politica e al declino economico e sociale, magari nella speranza che le cose si aggiustassero da sole, oggi è il tempo del riscatto. E dipende da tutti noi, nessuno escluso, se la Calabria potrà avere un futuro o se il futuro invece dovrà lasciarselo alle spalle», conclude Callipo.

«Le mie parole d’ordine sono sempre state: legalità, trasparenza amministrativa, sacrificio per ottenere risultati tangibili, merito e competenza. Mi rendo conto che sono parole che infastidiscono quei calabresi, tra i quali alcuni che in queste ore mi contestano, abituati a galleggiare nel sottobosco politico con l’unica incombenza di fare clientela per il padrone di turno che provvede a remunerarli con risorse pubbliche, ma bisogna farsene una ragione. Il tempo delle chiacchiere e della politica utile solo a se stessa è finito», dice ancora l’imprenditore.

IL SECONDO TENTATIVO

«Quando – ricorda – nel 2010 ho provato, con le mie sole forze, assieme ai coraggiosi candidati di “Io resto in Calabria”, ad Italia dei Valori e ai Radicali di Pannella, a dare voce alla Calabria sfiduciata e stanca e ad organizzare un cambiamento dal basso, ho constatato quanto sia difficile sconfiggere idee retrograde, rassegnazione e parassitismi, ma non considero quell’esperienza fallimentare».

«Tuttavia, nonostante quella sconfitta, non ho mai cessato di denunciare malaffare e affaristi, perché non possiamo rassegnarci a convivere con chi lucra sul bisogno della gente, scambia i diritti per favori e dà della Calabria nel mondo un’immagine deplorevole. Né possiamo più accettare che la nobile storia plurimillenaria della Calabria sia immiserita da visioni miopi, comportamenti indecenti e da politiche asfittiche che favoriscono malcostume e criminalità», si legge nella dichiarazione.

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