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di Adriano Mongiello
NAPOLI – Dal Meazza all’Anfield, passando per Napoli, giusto per ritirare della posta in arrivo, mittente De Laurentiis, padre e figlio, ma, comunque, con un magone che parte da Meret e termina a Gaetano (l’ultimo, sia come numero di maglia che come ultimo destinatario di detrazione di stipendio), che trasale da Ancelotti padre, che ostenta tranquillità, a Davide, figlio prediletto, ma poco gradito alla pletora di calciatori, sfiorando la società che sta curando come ridimensionare l’organico, cedendo (o, meglio, svalutando gli indesiderabili) e ritornando ai bei tempi del compro e VENDO, tanto caro alla famiglia DL, che ne ha fatto una prerogativa negli anni, passando dai milioni incassati con Cavani, Lavezzi ed Higuain agli acquisti degli “empolesi” Hjsay, Zielinski, Di Lorenzo, sfoderando il maxi-colpo di Lozano, unico esborso di un certo peso. Ora, oltre al recupero della somma grazie alla decurtazione generale degli emolumenti per gli atleti, è indispensabile passare per la “cassa” della Champion’s per esìgere il gruzzolo per la qualificazione agli ottavi: la trasferta in terra di Albione, proibitiva, come sempre, potrebbe regalare agli azzurri quel punticino che consentirebbe di arrivare primi nel girone e sperare in un accoppiamento abbordabile, ma, vista la prestazione a Milano non possiamo attenderci miracoli, a meno che non si verifichi quello scatto di orgoglio che allontani, almeno per un centinaio di minuti, le tensioni accumulatesi anche, secondo noi, per un eccesso di autoritarismo presidenziale. Eh sì, perché, se pur vero, che il ritiro era stato programmato dalla viglia della gara contro il Salisburgo a terminare dopo la partita di campionato, avversario il Genoa, avevamo assistito ad una prova di spessore contro gli austriaci e solo l’imprecisione di Insigne, in una serata storta, solo per le conclusioni finali che gli hanno negato la rete della vittoria, si sarebbe potuto essere un po’ più magnanimi nel concedere libertà ai calciatori. Certo è che il Liverpool è un tritasassi nel suo cammino di campionato, su tredici match ha pareggiato solo nell’incontro disputato all’Old Trafford, non lasciando scampo ad alcuno sul proprio campo, ma ha anche trovato difficoltà ad avere ragione del Salisburgo, capace di recuperare dallo 0-3 al pareggio, per poi essere superato dalla marcatura dell’onnipresente Salah: giuocarsela, quindi, confidando nella concentrazione, nella voglia di riscatto, e chissà che l’assenza di Insigne non determini quella tranquillità nel gruppo, minata forse da qualche parola di troppo dello “scugnizzo”.

NAPOLI – Dal Meazza all’Anfield, passando per Napoli, giusto per ritirare della posta in arrivo, mittente De Laurentiis, padre e figlio, ma, comunque, con un magone che parte da Meret e termina a Gaetano (l’ultimo, sia come numero di maglia che come ultimo destinatario di detrazione di stipendio), che trasale da Ancelotti padre, che ostenta tranquillità, a Davide, figlio prediletto, ma poco gradito alla pletora di calciatori, sfiorando la società che sta curando come ridimensionare l’organico, cedendo (o, meglio, svalutando gli indesiderabili) e ritornando ai bei tempi del compro e VENDO, tanto caro alla famiglia DL, che ne ha fatto una prerogativa negli anni, passando dai milioni incassati con Cavani, Lavezzi ed Higuain agli acquisti degli “empolesi” Hjsay, Zielinski, Di Lorenzo, sfoderando il maxi-colpo di Lozano, unico esborso di un certo peso. Ora, oltre al recupero della somma grazie alla decurtazione generale degli emolumenti per gli atleti, è indispensabile passare per la “cassa” della Champion’s per esìgere il gruzzolo per la qualificazione agli ottavi: la trasferta in terra di Albione, proibitiva, come sempre, potrebbe regalare agli azzurri quel punticino che consentirebbe di arrivare primi nel girone e sperare in un accoppiamento abbordabile, ma, vista la prestazione a Milano non possiamo attenderci miracoli, a meno che non si verifichi quello scatto di orgoglio che allontani, almeno per un centinaio di minuti, le tensioni accumulatesi anche, secondo noi, per un eccesso di autoritarismo presidenziale. Eh sì, perché, se pur vero, che il ritiro era stato programmato dalla viglia della gara contro il Salisburgo a terminare dopo la partita di campionato, avversario il Genoa, avevamo assistito ad una prova di spessore contro gli austriaci e solo l’imprecisione di Insigne, in una serata storta, solo per le conclusioni finali che gli hanno negato la rete della vittoria, si sarebbe potuto essere un po’ più magnanimi nel concedere libertà ai calciatori. Certo è che il Liverpool è un tritasassi nel suo cammino di campionato, su tredici match ha pareggiato solo nell’incontro disputato all’Old Trafford, non lasciando scampo ad alcuno sul proprio campo, ma ha anche trovato difficoltà ad avere ragione del Salisburgo, capace di recuperare dallo 0-3 al pareggio, per poi essere superato dalla marcatura dell’onnipresente Salah: giuocarsela, quindi, confidando nella concentrazione, nella voglia di riscatto, e chissà che l’assenza di Insigne non determini quella tranquillità nel gruppo, minata forse da qualche parola di troppo dello “scugnizzo”.

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