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di LEO AMATO
«NON tornerà in Italia prima della sentenza definitiva sull’omicidio di Heather Burnett.» Anche tra gli inquirenti si fa sempre più evidente l’imbarazzo per la situazione che si è venuta a creare: Restivo è nelle mani della giustizia inglese e non c’è niente che tenga. Loro d’oltremare si sono mossi in anticipo e hanno messo in cassaforte il risultato desiderato. Mercoledì mattina nella capitale del Regno Unito si è svolta l’udienza iniziale del processo per l’estradizione di Danilo Restivo sulla base del mandato d’arresto europeo emesso nei giorni scorsi dal giudice per le indagini preliminari di Salerno, Attilio Orio, e inoltrato dagli uffici di coordinamento del Ministero della giustizia. Si tratta di una procedura particolare che la legge inglese affida a un’agenzia indipendente dell’amministrazione, detta Soca (Serious organized crimes agency), che di recente ha ereditato le funzioni del National criminal intelligence service (Ncis), il corrispettivo del Federal Bureau a stelle e strisce. Restivo è stato trasportato dalla prigione di Whinchester nell’Hampshire (regione meridionale della Gran Bretagna confinante con il Dorset) alla City of Westminster Court di Londra, dov’è stato identificato come il destinatario del mandato che è arrivato nei giorni scorsi da Salerno, dopodichè si potuto procedere con la formale notifica dell’atto.
L’udienza d’estradizione vera e propria si terrà il 30 giugno, ma per fugare ogni dubbio a riguardo nella serata di ieri è intervenuto anche un portavoce del “Crown prosecution service”, che sarebbe la Procura della Corona britannica, precisando che a quella data il giudice incaricato non farà altro che procedere a un immediato rinvio dell’udienza. Detto in estrema sintesi, stando al testo con cui il Regno Unito ha recepito nel proprio sistema giudiziario la decisione quadro del 2002 del Consiglio dell’Unione sul mandato di arresto europeo, fin quando pende un accusa per un reato commesso in territorio inglese nei confronti dello stesso soggetto, a prescindere che sia o meno un suddito della regina (Restivo di fatto avrebbe già ottenuto la doppia cittadinanza), non si può dare esecuzione alle ordinanze di autorità straniere. La legge prende il nome di “Extradiction act” e non sembra ammettere eccezioni, tanto che la questione sarebbe stata portata anche all’attenzione di Eurojust, l’unità di cooperazione giudiziaria dell’Unione europea, che avrebbe sollevato una interpellanza formale alle autorità della corona. «L’imputato – ha spiegato il portavoce inglese – comparirà in aula in collegamento video il prossimo 30 giugno a Londra e il mandato verra’ aggiornato. Questo avvera’ ogni 28 giorni». Fino a sentenza definitiva. «Restera’ in Gran Bretagna – ha aggiunto il portavoce – per tutta la durata del procedimento giudiziario attivato a suo carico». Il che vorrebbe dire non solo fino all’esito del processo di primo grado ma anche di un eventuale appello, nel caso che il tribunale emetta una sentenza di condanna nei suoi confronti. Sui tempi il portavoce non si è voluto sbilanciare, ma che la giustizia inglese sia più veloce di quella italiana è un fatto assodato, così in ambienti giudiziari si parla di febbraio/marzo per la chiusura del primo grado, che si aprirà il prossimo 24 settembre, e altri sei mesi per un eventuale appello.
Andrebbe esclusa anche l’ipotesi di un’estradizione temporanea di Restivo sulla falsa riga di quanto previsto dalle leggi italiane in casi analoghi a parti invertite, un’eventualità balenata in conferenza stampa nei discorsi degli stessi magistrati della procura salernitana, su cui il legale della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta, si detta ancora “ottimista” nonostante tutto, dato che la decisione spetta a un giudice che è altra cosa rispetto alla procura.
Nel frattempo l’avvocato Mario Marinelli ha annunciato che partirà nei prossimi giorni per l’Inghilterra per incontrare il suo assistito. Al momento né lui né lo stesso Restivo avrebbero potuto prendere visione dell’ordinanza di custodia cautelare e degli elementi di sostegno portati dall’accusa, ma la linea difensiva resterebbe sempre la stessa. A ribadirla ci ha pensato il padre Maurizio intercettato ad Erice in provincia di Trapani con la moglie Marirosa da un troupe televisiva. «Se mio figlio è colpevole – sono state le sue esatte parole trasmesse nei tg di prima serata – sopporterò questa croce, ma io credo che sia innocente(…)È stato costruito un caso perchè c’era un povero figlio che è andato a messa» Poi ha puntato il dito contro l’invadenza dei mezzi di informazione e la madre ha rincarato la dose: «Danilo non poteva più uscire di casa». Entrambi sono apparsi infastiditi dell’attenzione nei loro confronti. «Mio figlio ha detto la verità», ha concluso il padre, «aspettiamo la conclusione delle indagini.»

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