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CITTA’ DEL VATICANO – I «beni in gioco» nel disegno di legge sulle intercettazioni, cioè «la tutela dei singoli individui, l’ordinamento della giustizia, le esigenze della solidarietà e della comunicazione», «siano salvaguardati tutti, insieme ed equilibratamente». Spinge verso una mediazione tra le varie esigenze sul tappeto la posizione della Cei sul discusso ddl in discussione al Senato, illustrata oggi dal segretario generale, monsignor Mariano Crociata. Rispondendo a una domanda dei cronisti, nella conferenza stampa sui lavori dell’assemblea generale della Cei, Crociata ha premesso che è intenzione dei vescovi «rispettare quello che il popolo italiano, tramite il proprio governo, decide». Ha però espresso «l’auspicio», in base alla visione dei vescovi di «concorrere al bene comune», che «i beni in gioco nella questione» del ddl sulle intercettazioni, cioe» «la tutela dei singoli individui, l’ordinamento della giustizia, le esigenze di solidarietà e comunicazione», «siano salvaguardati tutti, insieme ed equilibratamente». «Questo – ha aggiunto il numero due della Cei – è quello che esprime il sentire del nostro popolo». In mattinata sull’argomento era intervenuto anche Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, al quale non è del tutto piaciuto il documento contro il provvedimento sulle intercettazioni stilato ieri dalla Fnsi. Nella pagina degli editoriali, il quotidiano dei vescovi ha pubblicato infatti la nota con un commento dello stesso Tarquinio, titolato significativamente ‘No alla logica del bavaglio, ma sì ad una vera responsabilita». «Neanche a chi fa Avvenire piace l’idea di un possibile lungo silenziatore mediatico alle inchieste su malavita, malafinanza e malapolitica», ha scritto Tarquinio. «So però che lo statu quo è ingiusto e insopportabile». Perchè se è vero che «va preservata l’efficacia dell’azione della magistratura», dall’altra, ha sottolineato il direttore, «va ripristinato l’ossequio assoluto al principio di presunzione d’innocenza e, dunque, il rispetto delle persone coinvolte in inchieste anche scottanti, che non possono e non devono più essere oggetto di incivili e inappellabili processi mediatici spesso segnati, grazie alla divulgazione di conversazioni telefoniche intercettate, di devastanti incursioni nella loro sfera privata». Di qui il richiamo alla «responsabilità» anche verso la categoria dei giornalisti. Anche l’Osservatore Romano, giornale della Santa Sede, ha dato notizia oggi del documento con cui i direttori di quotidiani, agenzie di stampa e televisioni italiani hanno aderito ieri all’iniziativa della Fnsi.
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