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CON un documento approvato all’unanimità, la direzione provinciale del Pd di Cosenza ha proposto «formalmente» la candidatura di Mario Oliverio alla presidenza della Regione Calabria. Nello stesso documento la direzione esprime una «forte critica» nei confronti del commissariamento regionale, usato «come potere soppressivo» dei circoli e degli organismi del partito, definisce «inopportuna» l’alleanza con i cinque stelle calabresi «giacobini e oltranzisti» e bolla come «allucinante» la damnatio memoriae di Mario Oliverio e del suo governo.
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Se non è una dichiarazione di “guerra” poco ci manca. Tanto più che lunedì, al tavolo convocato da Luigi Incarnato e da quella parte del centrosinistra che vuole la ricandidatura di Oliverio, il Pd cosentino annuncia che sarà presente. «Facciamo una delegazione» assicura Luigi Guglielmelli, segretario provinciale. «Se andiamo tutti è meglio» rilancia Nicola Adamo.
Il Pd cosentino incalza la segreteria nazionale perché motivi il veto su Oliverio. «Come si fa a mortificare così un dirigente nazionale? Devono dare una spiegazione razionale. Anzi, ve la dico io: Gratteri ha ordinato a Zingaretti di non ricandidare Oliverio – dice la parlamentare Enza Bruno Bossio – E noi abbiamo il cavallo di Troia in casa. È Antonio Viscomi, emissario della Cei e dei pm di Catanzaro».
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