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POTENZA – La prima regola è darsi rigorosamente del tu. Perché al centro del dibattito ci sono i piccoli e grandi sogni sulla città in cui si vive, lavora, si gioca. O lo si vorrebbe fare. Sempre da cittadini, qualunque sia il ruolo che si riveste.
E’ sulla qualità della vita a Potenza che, in fin dei conti, ci si confronta nel percorso di urbanistica partecipata che tiene dentro strutture, ambiente, mobilità. E’ il punto di partenza dei laboratori di urbanistica partecipata che hanno preso il via ieri a Potenza, in vari punti della città, più o meno in contemporanea.
L’esperienza nasce dall’impegno e dal lavoro degli studente e dei docenti del Lisut (laboratorio di ingegneria dei sistemi urbani e territoriali) dell’Università lucana: hanno promosso un percorso di partecipazione, confronto, analisi e proposta sul capoluogo. Gli studenti hanno già analizzato lo stato di fatto disegnando problematiche e caratteristiche del tessuto cittadino, attraverso le previsioni della normativa urbanistica vigente e le aspettative storiche dei piani che si sono succeduti negli anni: dati economici, demografici, storia dei quartieri. Per comodità e omogeneità del tessuto urbano, la città è stata divisa in cinque ambiti territoriali (per ciascuno dei quali è stato avviato un laboratorio dedicato). Ora, dopo l’analisi iniziale, spetterà ai partecipanti dei laboratori arricchire lo studio segnalando problematiche, punti di forza, lanciando proposte e, insieme, stilando la lista delle priorità e immaginando soluzioni. Al confronto (coordinatore del progetto Pier Giuseppe Pondrandolfi, docente del Lisut) sono chiamati comitati di quartiere, amministrazione, residenti, professionisti, associazioni.
Ieri, per alcuni degli ambiti, il primo step. Dopo la presentazione dell’analisi portata avanti dagli studenti, è toccato ai presenti farsi carico di ampliare il quadro generale sui quartieri di riferimento. Armati del kit di lavoro (cartelloni, pennarelli, foglietti di carta) è bastato poco perché ciascuno raccontasse, proprio a partire dall’esperienza personale, quali sono le problematiche più significative. Di lì si arriva a una sorta di schema priorità per ogni ambito. Negli incontri successivi ancora suggerimenti, scala dei bisogni collettivi, prime proposte e una conoscenza più approfondita dell’urbanistica cittadina e del sentire comune, anche con passeggiate sul campo, magari telecamera e questionari alla mano.
E’ vero, l’affluenza di cittadini e associazioni non è stata numerosa in tutti gli ambiti, ma il percorso è ancora lungo e di incontri se ne succederanno altri. E c’è ancora tempo per aderire.
Terminato il dibattito, la partecipazione non si esaurisce. Un blog dedicato (www.lup-lisut.ning.com) permette di seguire i laboratori e ricevere aggiornamenti sul dibattito, sulle scelte, sulle tematiche che hanno suscitato l’attenzione (sarà presto possibile scaricare anche i materiali e i questionari sulla città). Il percorso non pretende di fornire soluzioni giuste per ogni problema, ma almeno proposte possibili che, è l’unico principio inderogabile, siano state condivise.
A quel punto, presentati i risultati all’amministrazione, toccherà sempre alla politica decidere se precorrere la strada indicata dal lavoro “dal basso”. Ma se la proposta, qualunque verrà fuori, sarà il frutto di un percorso partecipato, maggiore sarà anche la responsabilità della valutazione finale.
Gli spunti ci sono tutti, non sarà semplice. Ma il governo del territorio dal basso è qualcosa di più di un’idea. Provarci, è uno dei piccoli desideri che molti indicano in vista di una città più vivibile.
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