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CATANIA – La Procura della Repubblica di Catania «non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo o di altri politici» nell’ambito dell’inchiesta su presunti rapporti tra mafia e politica aperta nel novembre scorso. Parola del procuratore capo Vincenzo D’Agata che interviene con una nota ufficiale per smentire indiscrezioni di stampa che vogliono il nome del governatore dell’isola e di altri politici di spessore nella lista di una richiesta di arresto depositata al Gip. Il magistrato, dopo una riunione con i suoi sostituti della Dda ai quali ha affidato il fascicolo diviso in quattro faldoni, poi rimarca che «ogni differente notizia al riguardo, comunque diffusa e a qualsiasi personaggio politico riferita, è pertanto del tutto priva di ogni fondamento». E annuncia che «per evitare che attraverso iniziative mediatiche» si «tenti di trarre illazioni circa gli orientamenti, le valutazioni o le determinazioni» del suo ufficio, la Procura «da oggi non interloquirà più in alcun modo sull’argomento». Prova a blindarsi la Procura di Catania, dai giornalisti. Prima l’anticipazione che Lombardo, suo fratello Angelo, due deputati regionali, Fausto Fagone (Udc) e Giovanni Cristaudo (Pdl-Sicilia), e l’assessore regionale al Turismo, Nino Strano, sono indagati dalla Procura di Catania nell’ambito delle indagini di carabinieri del Ros su presunti rapporti tra esponenti di Cosa nostra etnea e politici. Poi la pubblicazione della notizia che i magistrati hanno chiesto al Gip l’arresto dei politici indagati, Lombardo compreso. La prima è stata confermata a suo tempo dalla Procura, la seconda smentita oggi. Per il futuro, annuncia il procuratore, sarà solo silenzio. Lombardo «ringrazia il procuratore di Catania per la limpidezza delle sue dichiarazioni che hanno evitato una gravissima strumentalizzazione» e mette l’iniziativa in collegamento con «le riforme, senza precedenti, che si stanno realizzando in Sicilia: sanità, rifiuti, gestione dell’acqua, in campo energetico e nel sistema burocratico». Ma soprattutto sulla realizzazione dei termovalorizzatori in Sicilia. Tema che in serata tocca con i magistrati della Procura di Palermo dai quali è sentito come persona informata sui fatti. Il governatore è ascoltato per le sue denunce dagli stessi pm di Palermo che oggi hanno disposto una serie di perquisizioni in decine di imprese e alla Agenzia regionale per i rifiuti. Un intervento sulle fughe di notizie lo sollecita l’assessore Nino Strano chiede al ministro Alfano, come il componente del Pdl in Antimafia Fabio Granata, «l’invio degli ispettori a Catania, anche a tutela di quella magistratura, la stragrande maggioranza, che lavora proficuamente, lontano dalla luce dei riflettori e senza lenti deformanti». I legali di Fagone annunciano querele e invitano a «evitare processi mediatici». Il Pdl Sicilia osserva che «sosterrà fortemente il presidente Lombardo nel suo progetto di buon governo»; mentre il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo, esprime « preoccupazione per il protrarsi di una situazione di incertezza, non più tollerabile, che rischia di paralizzare la Regione in un momento di grave crisi economica e sociale». L’Idv invita il Partito democratico a «uscire dalla maggioranza e a presentare una mozione di sfiducia nei confronti di Lombardo». Claudio Fava, a nome di Sinistra ecologia libertà, sottolinea che «i siciliani hanno il diritto di sapere se sono governati da un politico colluso con la mafia o se si tratta di una montatura». Il co-coordinatore del Pdl in Sicilia, Domenico Nania, «non si sorprende nè si entusiasma» per la vicenda ma chiede il ritorno alle urne per la Regione Siciliana, «riconsegnando il mandato agli elettori». La stessa richiesta avrà avanzato durante l’incontro, al quale ha partecipato, che si è svolto a Palazzo Grazioli con il premier Silvio Berlusconi, il presidente del Senato Renato Schifani, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e l’altro co-coordinatori del Pdl nell’isola, Giuseppe Castiglione. Una riunione preceduta da un incontro tra il presidente del Pdl e il ‘dissidentè Gianfranco Miccichè. La riunione sui temi politici siciliana è stata definita “interlocutoria» da più partecipanti.

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