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AL Sud in 5 anni è sparito il 15% di insegnanti di ruolo. E la Calabria è tra le regioni più colpite. Secondo i dati della Fondazione Agnelli, tutte le province sel Sud sono state colpite, ma addirittura fra le cinque calabresi figurano nell’elenco delle più martoriate dai tagli: si tratta di Reggio Calabria – la seconda nella graduatoria assoluta dei tagli – Cosenza e Catanzaro. E poi Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Potenza, Nuoro e Isernia, che è quella messa peggio in assoluto con il 18% di calo di insegnanti di ruolo. A Reggio la percentuale è pari al 16,7%, a Cosenza – quintultima – ci si attesta sul 14,4% di riduzione delle cattedre, a Catanzaro – che è appena un gradino più sopra – il calo è del 13,8%. 

Decisamente diversa la situazione al Nord con i picchi di positività tra Toscana ed Emilia Romagna: nel Ferrarese, ad esempio, il numero di insegnanti di ruolo è addirittura aumentato, sia pure dello 0,7%, a Prato l’aumento è stato addirittura del 6,7%, a Bologna del 2,8%.

E l’Anief, Associazione nazionale insegnanti e formatori, attacca: «Sul fronte dell’Istruzione il Sud è sempre più abbandonato a se stesso» spiega l’associazione citando i dati della Fondazione Agnelli dai quali emerge che dal 2007 al 2012 il personale della scuola statale (insegnanti e Ata) è diminuito del 10,9%, una percentuale quasi doppia della media del pubblico impiego. Anche se il numero di alunni tra il 2009 e il 2012 è aumentato di 90.990 unità, quello degli insegnanti si è ridotto del 9% passando «da 843mila a 766mila».

Per l’Anief «i tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte province del Sud». Nell’elenco appaiono tre delle cinque province calabresi: 

«Il problema – osserva l’Anief – è che scorrendo il rapporto territoriale Abi-Censis si evidenza che le aree dove lo “squilibrio socio-economico” è maggiore sono quelle del Sud e delle Isole. E lo stesso, tranne rare eccezioni, vale per quelle che hanno il più “basso tenore di crescita” a “livello di potenzialità rurale” o che sono “a rischio involuzione”. Mentre i territori dove c’è maggiore possibilità di crescita e sviluppo sono quelli del Nord, in particolare il Friuli, il Trentino, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte».

Anief ha appurato che queste zone coincidono (dati Miur) con quelle dove gli alunni iscritti, sia nella scuola di primo che di secondo grado, presentano un maggior rischio di abbandono scolastico: anche in questo caso, le regioni dove i giovani lasciano i banchi prima dei 16 anni, sono Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo. «Questi dati – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – dimostrano che gli attuali criteri sulla formazione dell’ organico dei docenti, con gruppi-classi che possono raggiungere 27-28 alunni, non può essere adottata anche nelle aree disagiate e a rischio: in quelle del Sud, in pratica, sono altri i parametri da adottare. E’ giunta l’ora di introdurre quindi dei criteri diversificati, sulla base dei parametri di disagio socio-economico delle singole aree. E per questo occorre prevedere delle risorse aggiuntive, ad iniziare da un diverso rapporto docenti-studenti, facendo così cadere l’unicità degli organici e della formazione delle classi. Il premier Renzi ne tenga conto nel piano di rilancio della scuola, che ha detto di voler presentare nei prossimi giorni». 

 

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