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Un biglietto in cui chiedeva scusa alle sue figlie e alla moglie per il gesto drammatico e estremo che avrebbe commesso da lì a poco. E’ l’ultimo particolare emerso dalle indagini sul duplice omicidio di cui si è reso protagonista, nel pomeriggio di ieri, Giovanni Curinga.
L’operaio 51enne di Cittanova, nel Reggino, al culmine di un raptus di follia ha ucciso a colpi di fucile la madre Maria Gerace, 84 anni, e il fratello maggiore, Angelo, 57 annni.
Il biglietto, secondo quanto appreso da fonti investigative, sarebbe stato rinvenuto nell’abitazione dell’omicida, segno che l’uomo aveva pianificato nei minimi particolari il duplice delitto. Giovanni è arrivato nella casa materna intorno alle 15 di ieri, pensando di trovare insieme la madre e il fratello, non sposato, che vivevano insieme al civico 25 di via Garibaldi, nel centro storico di Cittanova.
Dopo aver sparato contro l’anziana uccidendola si è diretto verso contrada Barletta dove ha ucciso il fratello che stava lavorando nel loro fondo agricolo.
Un altro particolare che ha fatto riflettere le forze dell’ordine è che nel messaggio rivolto alla famiglia Curinga parlava al passato, segno che probabilmente l’uomo in un primo momento aveva pensato di uccidersi, ma poi, dopo avere compiuto i due delitti, ci avrebbe ripensato, forse per mancanza del coraggio necessario decidendo, infine, di consegnarsi ai carabinieri della stazione di Cittanova.
L’uomo possedeva altre munizioni che avrebbe potuto usare per farla finita. Il particolare della presunta ipotesi suicida potrebbe essere avvalorata anche dal grave stato di salute di Giovanni Curinga, da tempo afflitto da un cancro all’intestino che, nonostante i diversi cicli di chemioterapia a cui si è sottoposto, sarebbe allo stato terminale.
Un misto, quindi, di frustrazione per la questione economica a cui si aggiunge una prostrazione psicologica per la malattia incurabile, motivi che hanno armato la mano di un operaio di 51 anni, con due figlie e una moglie, che ha deciso di uccidere sua madre e suo fratello. Certo è che, al contrario di quanto ipotizzato in un primo momento, Curinga dopo avere ucciso il fratello in un terreno di proprietà della famiglia in contrada Brindisi, che la madre da poco aveva ceduto ad Angelo, non si è diretto in caserma, ma abbia fatto tappa nella sua abitazione. Questo particolare sarebbe confermato dal fatto che il fucile, che deteneva legittimamente, usato per uccidere Maria Gerace e Angelo Curinga, sarebbe stato rinvenuto dagli investigatori nel garage di casa di Giovanni Curinga. A rivelare ai carabinieri dove si nascondesse l’arma del delitto sarebbe stato lo stesso omicida. L’auto, infine, rinvenuta dai carabinieri nella tarda serata di ieri, si trovava in una via del centro storico di Cittanova, nei pressi di un garage della famiglia Curinga possedeva in paese. Proprio uno di quei beni in comune al centro dei forti dissidi scoppiati da alcuni anni con la madre e il fratello, a causa di una spartizione difficile da attuare.

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