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di LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI
Due buone notizie, di livello diverso, di valore notevolmente differenziato. Una studiosa sta preparando un bando internazionale che, nel quadro del rientro dei cervelli nel nostro Paese, consenta a un giovane scienziato di far parte di un gruppo di ricerca sull’Alzheimer. La studiosa si chiama Levi Montalcini ed è stata da poco festeggiata per il suo centunesimo compleanno. Dinanzi a tanta retorica giovanilistica, nella quale le Autorità (!), con il codazzo dei loro servili replicanti, fingono di porre i giovani in cima alle proprie preoccupazioni, alle cure amorevoli per il loro futuro, salvo disinteressarsi totalmente delle condizioni di assoluta precarietà e insicurezza nelle quali sono di fatto costrette a vivere, rincuora vedere come una persona che certamente giovane non è mostri concretamente che ci si può impegnare nei fatti – e non soltanto a parole e per fini truffaldini – a favore dei giovani e della ricerca scientifica. Questa, d’altronde, è destinataria, da parte dei nostri governanti, di risorse finanziarie sempre più tenui, analogamente a quanto avviene per l’università pubblica, alla quale è inflitto un processo di degrado sempre più netto. Rita Levi Montalcini, premio Nobel, si pone in controtendenza a tutto ciò e ancora una volta impartisce a tutti un’altissima lezione, fornendo un esempio che è anche monito. Di ben altro tenore, anzi abissalmente distante, la seconda notizia sulla quale vorrei soffermarmi: essa viene dall’universo della ‘ndrangheta, che soffoca la nostra vita associata, invadendo con violenza le articolazioni nella quali si svolge la nostra esistenza in Calabria, tracimando, come sappiamo, nel resto dell’Italia e non soltanto in essa. La “nostra” organizzazione criminale si sta unificando su base territoriale, dandosi un’unica struttura, modernizzando i propri segmenti, non più ramificati secondo articolazioni rigidamente familistiche, legate autonomamente ai diversi paesi. A quanto i magistrati reggini hanno acquisito con le loro indagini, che si sono efficacemente avvalse di intercettazioni, i diversi clan ‘ndranghetisti sono confluiti in una struttura piramidale detta “La Provincia”, dotata di potere di comando, controllo, decisione, possibilità di intervento e punizione in tutto il proprio ambito. Sembra paradossale che chi non può in alcun modo essere sospettato di connivenza o di simpatia per la ‘ndrangheta, come chi firma questa rubrica, si rallegri di qualcosa che renderà nei fatti più efficiente la criminalità organizzata. Un’efficienza siffatta produrrà nell’immediato effetti assolutamente negativi e deprecabili. A medio e lungo termine, però, un’organizzazione più ampia e non più su base familistica della ‘ndrangheta renderà più possibile quel fenomeno dei “collaboratori di giustizia”, erroneamente detti “pentiti”, che per ottenere sconti di pena forniscono dati rilevantissimi sui comportamenti criminali, agevolando pertanto l’elaborazione di una efficace strategia di contrasto. Si è sottolineato più volte che il numero di tali collaboratori, pressoché irrilevante in Calabria, sia cosa da rapportare alla struttura familistica dei singoli segmenti della ‘ndrangheta. L’organizzazione per famiglia delle ‘ndrine le rendeva di fatto più salde, impermeabili alla tentazione del “tradimento”, delle incrinature del suo monolitismo. “La Provincia” al posto della federazione di famiglie può produrre una significativa inversione di tendenza. Aumenta così l’esigenza di indagare la ‘ndrangheta nelle sue trasformazioni, nelle modifiche strutturali e antropologiche che va assumendo. Il Centro studi sulla criminalità organizzata in Calabria, con il suo momento espositivo dei dati raccolti, che abbiamo denominato Museo della ‘ndrangheta e sul quale mi sono più volte soffermato in questa rubrica, si rivela, anche da tale punto di vista, sempre più necessario e urgente. Tale centro ha avuto sinora soltanto il concreto appoggio dell’Assessorato alla Formazione professionale, allo Sport e alle Politiche Sociali dell’amministrazione Provinciale di Reggio Calabria, retto da Attilio Tucci, e generiche e inattuate promesse di altri, pur necessari, sostegni istituzionali. Ora la Regione Calabria ha, per la sovrana legittimazione popolare, organismi rinnovati: Presidenza, Giunta, Consiglio. E’ sperabile che il presidente Scopelliti e gli assessori che hanno da lui ricevuto le diverse deleghe mettano tale Centro studi e il Museo, secondo quanto è stato progettato, nelle condizioni di svolgere nell’interesse di tutti i calabresi le proprie funzioni. Non posso, ovviamente, prevedere cosa avverrà nel prossimo futuro. Ma al pessimismo della ragione preferisco – secondo una formula antica, ma non per questo meno valida – l’ottimismo della volontà.
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