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Su proposta avanzata dal Procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, al Tribunale di Reggio Calabria, sono stati sottoposti a sequestro un’impresa operante nel settore della produzione di calcestruzzo, 11 unità immobiliari (fabbricati e terreni), 2 autoveicoli cilindrata e rapporti bancari, beni tutti riconducibili a Terenzio Antonio D’Aguì. «Il sequestro – si legge in una nota – è frutto di una complessa attività d’indagine svolta dal Centro Operativo della Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria nell’ambito dell’operazione denominata «Bellu Lavuru», con la quale, secondo le risultanze del procedimento penale incardinato presso la locale Procura, le cosche denominate «Talia-Vadalà», operando unitariamente attraverso un organismo comune denominato «base» hanno attivamente partecipato alla gestione e al controllo, con metodo mafioso, di opere pubbliche come il rifacimento della SS 106 jonica – in particolare della cosiddetta «Variante di Palazzi» – e di lavori per la realizzazione dell’Istituto scolastico «Euclide» di Bova Marina (RC)». Tra i soggetti coinvolti nella gestione monopolistica degli appalti pubblici spicca la figura dell’imprenditore Terenzio Antonio D’Aguì, attualmente detenuto presso la Casa Circondariale di Catanzaro. Attraverso la società « D’Aguì Beton S.r.l.» di Bova Marina (Rc), che opera nel settore della produzione di calcestruzzo preconfezionato ed inerti, come appendice – in un primo momento – delle cosche «Talia-Vadalà» e, successivamente, della cosca «Morabito» di Africo (Rc), è riuscito ad accaparrarsi consistenti appalti di forniture di calcestruzzo.
I beni riconducibili al D’Aguì sono stati sottoposti a sequestro con procedura d’urgenza con provvedimento della Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, in quanto – come emerso dall’esito delle indagini patrimoniali effettuate dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria – frutto di attività delittuose nonchè di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati. L’aspetto che emerge con forza nel quadro indiziario è l’intervento delle organizzazioni ‘ndranghetistiche in grandi opere pubbliche tanto nella fase del movimento terra, del trasporto e fornitura di inerti, che della fornitura di mezzi e manodopera.
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