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Signor presidente del Consiglio dei ministri, la sua visita oggi in Irpinia assume uno straordinario significato per diversi motivi. In questa terra la lotta per il riscatto del Mezzogiorno ha avuto padri nobili da Francesco De Sanctis a Guido Dorso, a Fiorentino Sullo, che oggi lei ricorderà con la lectio magistralis. Con loro anche tanti altri irpini che hanno creduto e credono nel sogno di un’Italia unita, solidale, nonostante i ripetuti tentativi della “secessione dei ricchi”. In questa fase il Sud attraversa uno dei momenti più difficili della sua esistenza. Lo sviluppo è solo una promessa antica, mentre i paesi delle zone interne si spopolano e la fuga dei cervelli strappa radici familiari. Mi consenta di parlarle da meridionale a meridionale. Il disagio che vivono le comunità nasce non solo per le disattenzioni dei governi che si sono succeduti negli anni, ma, io penso, soprattutto dall’assenza di un’etica della responsabilità delle classi dirigenti. Queste sono incapaci di sradicare vizi antichi quali il clientelismo, il voto di scambio che conducono alla deviazione del buon governo. Il Sud ha un cancro in metastasi. Qualche esempio: la non capacità di spendita delle risorse europee, appetibili dalla criminalità diffusa che agisce con la collusione tra politica e malaffare, la rassegnazione che piega ogni proposito di rinascita. Certo, non mancano le eccellenze. Ma sono poche, non aiutate, mentre prevale una logica assistenzialistica che non crea lavoro. Ripartire dalle difficoltà, capirle, trasformarle in “impegno del fare” deve essere un suo e nostro obiettivo, Buon lavoro, presidente.
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