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COSENZA – Nel giorno della festa del Pilerio, la statua della patrona di Cosenza torna tra le strade. E nel corso della messa solenne in cattedrale, l’arcivescovo Salvatore Nunnari ha invitato anche i cristiani della città a scendere «sulla strada come lei» sospinti «dall’urgenza dell’amore».
C’era una folla di devoti alla processione tradizionale alla quale ha partecipato anche il vescovo di San Marco Argentano-Scalea ed ex vicario generale della diocesi di Cosenza, Leonardo Bonanno. Presente anche il sindaco Mario Occhiuto che ha acceso la lampada votiva a nome della città e nel suo messaggio di saluto ha invitato tutti i cosentini a essere «lampade accese»: «Tutti gli sforzi saranno sempre vani se portati avanti senza le giuste sinergie. Qualsiasi cambiamento, qualsiasi nuovo processo, come per esempio la raccolta differenziata, qualsiasi periodo di transizione, qualsiasi lavoro in corso comporta dei disagi.
Ma, ha chiesto, tutti «si sentano uniti, coesi almeno nel senso di appartenenza ad una comunità, ad una comune identità, all’amore per la propria città».
All’appello laico di Occhiuto, è seguito, nel corso dell’omelia, il richiamo spirituale di Nunnari che ha invitato ad aprire le parrocchie al territorio: «Si corre altrimenti il rischio – ha sottolineato il presule – di trasformarle in “tenda” nella quale ci si rassicura, ma nello stesso tempo ci si rinchiude mentre compito e responsabilità del cristiano è “andare fuori della porta della città” entrando in relazione con gli uomini, la dove concretamente essi si trovano, cioè i luoghi della quotidianità». L’arcivescovo ha auspicato che diventino «realtà vitale all’interno della quale si possa realmente porre il rapporto tra cristiani e società, al di là di un’azione di pura sacramentalizzazione».
La presenza cristiana, ha aggiunto Nunnari, risente di una «marginalità»: «Ciò che nel passato era apparso centrale, oggi appare periferico, gli stessi presbiteri che erano punto di riferimento della società sono oggi una delle tante presenze, tutto ciò che nella parrocchia trovava un proprio luogo, dallo sport al teatro per esempio, si svolgono ormai fuori da essa». Da ciò un plauso alla «istituzione degli oratori parrocchiali che in questi ultimi anni ritornano ad essere una proposta seria e concreta, che dove sono sorti continuino a dare buoni frutti». E d’altra parte un richiamo perché si eviti «di difendersi arroccandosi in se stessi. Sentirsi aggrediti e rinserrare le fila, farsi prendere dalla sindrome di considerare amici “chi è dentro” e nemici “chi è fuori”».
Da qui l’indicazione a seguire l’esempio di Maria, «icona della fede diventa per noi la stella dell’Evangelizzazione, il segno luminoso della carità»: «La strada, ricordiamocelo, può essere per noi un luogo privilegiato dell’incontro, soprattutto inatteso, con gli uomini della distanza ma non del rifiuto preconcetto».
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