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 RENDE (COSENZA), 6 FEB – Una tecnica innovativa, messa a punto nei laboratori di Chimica dell’Università della Calabria e basata sull’utilizzo della risonanza magnetica, che consentirà, d’ora in avanti, di stabilire con precisione assoluta la freschezza dell’olio d’oliva. E’ questo il risultato al quale sono giunte le ricercatrici Giuseppina De Luca e Loredana Maiuolo, insieme al prof. Giovanni Sindona, direttore del dipartimento di Chimica dell’ateneo calabrese.
La prossima settimana sarà depositato il brevetto della nuova metodologia che si propone come una novità assoluta nel panorama delle attività e delle iniziative, non solo di tipo scientifico, finalizzate ad assicurare la migliore qualità di prodotti come, appunto, l’olio d’oliva, che hanno un larghissimo uso quotidiano. E che, proprio ogni giorno, riguardano milioni di persone con ripercussioni significative non solo sulle loro buone abitudini culinarie ma anche sulla salute.
“L’unità di ricerca dell’Università della Calabria – è scritto in un comunicato dell’ateneo – aveva già da tempo pubblicato su riviste internazionali un criterio per tracciare l’origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggio di quei microelementi presenti nell’olio che lo riconducono alla terra dove è coltivato. Ciò significa che è possibile, adesso, fornire un servizio a quei produttori onesti che, al di là di ogni dubbio, e non facendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono sia certificata in maniera scientificamente valida l’origine del loro prodotto”.

RENDE (CS) – Una tecnica innovativa, messa a punto nei laboratori di Chimica dell’Università della Calabria e basata sull’utilizzo della risonanza magnetica, consentirà, d’ora in avanti, di stabilire con precisione assoluta la freschezza dell’olio d’oliva. E’ questo il risultato al quale sono giunte le ricercatrici Giuseppina De Luca e Loredana Maiuolo, insieme al professor Giovanni Sindona, direttore del dipartimento di Chimica dell’ateneo calabrese.

 

La prossima settimana sarà depositato il brevetto della nuova metodologia che si propone come una novità assoluta nel panorama delle attività e delle iniziative, non solo di tipo scientifico, finalizzate ad assicurare la migliore qualità di prodotti come, appunto, l’olio d’oliva, che hanno un larghissimo uso quotidiano. E che, proprio ogni giorno, riguardano milioni di persone con ripercussioni significative non solo sulle loro buone abitudini culinarie ma anche sulla salute. «L’unità di ricerca dell’Università della Calabria – è scritto in un comunicato dell’ateneo – aveva già da tempo pubblicato su riviste internazionali un criterio per tracciare l’origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggio di quei microelementi presenti nell’olio che lo riconducono alla terra dove è coltivato. Ciò significa che è possibile, adesso, fornire un servizio a quei produttori onesti che, al di là di ogni dubbio, e non facendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono sia certificata in maniera scientificamente valida l’origine del loro prodotto».

Secondo l’ateneo di Aracavaca questa è la risposta alle accuse americane: qualche giorno fa, il New York Times pubblicò infatti un’animazione (GUARDA) intitolata il “suicidio dell’olio d’oliva”, contestando che in Italia, a causa di un sistema politico connivente, i controlli sull’olio d’oliva non riescono a evitare le contraffazioni dovute all’uso di prodotti provenienti dall’estero

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