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di GIUSEPPE AVIGNONE
Nel febbraio del 2008, in prossimità del superamento di quota 100 dollari al barile per il prezzo del petrolio, in Italia veniva registrato il record storico – raggiunto in precedenza nel luglio del 2006 – per la benzina verde (1,409 euro) e per il diesel (1,327 euro). Oggi, gli ultimi rincari imposti dalle compagnie italiane hanno permesso di raggiungere e superare tali livelli, per ciò che riguarda la benzina, in prossimità di un quotazione del prezzo del petrolio intorno agli 86 dollari. La differenza non può essere giustificata dal cambio euro/dollaro in continua e forte oscillazione, ma da altre cause determinanti. Nel 2008 la speculazione spinse il prezzo della benzina ancora più in alto in conseguenza del raggiungimento, per il prezzo del petrolio, del picco massimo di 146 dollari (con un cambio intorno a 1.60 circa) per poi crollare a 31 dollari (con un cambio intorno a 1.40 circa) in piena crisi economica. Oggi sembra essere stata raggiunta una fase intermedia con un prezzo del greggio nuovamente molto elevato ed un dollaro in rafforzamento, ma proporzionalmente poco coerente con i valori minimi e massimi. In conseguenza dell’attuale prezzo del petrolio e del dollaro e in considerazione dei costi correlati (raffinazione, trasporti, eccetera) l’attuale livello della benzina dovrebbe essere inferiore alla soglia di 1.40 euro, soprattutto se paragonato con le serie storiche. La mancanza di una vera e propria competizione sul mercato rende sempre più oneroso il conto per i consumatori, costretti a subire gli aumenti, seppur frutto di speculazioni sui “future” sul brent e non su effettivi evoluzioni sfavorevoli della domanda e dell’offerta di materia prima, senza ben comprendere le effettive motivazioni. Ciò che il Governo dovrebbe fare è accelerare gli interventi e dare slancio alla deregulation in modo da sterilizzare gli aumenti dell’Iva e soprattutto introdurre l’accisa mobile sui carburanti, come da richiesta della maggior parte delle associazioni dei consumatori. Tuttavia, ciò che potrebbe consentire benefici non nel breve termine ma nel lungo periodo è senza dubbio la liberalizzazione del settore, consentendo un ampio ventaglio degli orari di apertura, l’estensione dell’utilizzo di strumenti di pagamento (ad esempio carte di credito) senza l’applicazione di commissioni onerose per l’acquisto di carburante e facilitazioni all’apertura di esercizi con “distributori senza gestore”. Si tratta di proposte a cui dovrebbero aggiungersi controlli severi per evitare la creazione di cartelli o comunque di pratiche atte a spingere il prezzo dei carburanti verso l’alto e una gestione di mercato dei prezzi in modo tale che l’incrocio tra domanda e offerta conti più della speculazione di breve periodo.

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