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di FABIO AMENDOLARA
POTENZA – C’erano due persone dietro l’altare della chiesa della Trinità durante la messa delle undici quella domenica di settembre del 1993. Due persone che avrebbero potuto vedere se qualcuno è salito ai piani superiori della chiesa. Lo dicono alcuni testimoni. Lo confermò don Mimì Sabia. Aveva 70 anni mentre nel palazzo di giustizia si celebrava il processo per le false dichiarazioni di Danilo Restivo. Il mantello a ruota poggiato sulle spalle leggermente ricurve. Gli ampi e spessi occhiali un po’ scesi sul naso. Una grossa croce dorata all’occhiello.
Si muove lentamente e prende posto. L’accusa è rappresentata in aula da una giovanissima Felicia Genovese. E’ presente Danilo Restivo, difeso dall’avvocato Mario Marinelli. L’aula è piena.
Sulla destra ci sono Rosanna Agatiello e Daniele De Angelis, all’epoca ancora praticanti dello studio dell’avvocato Piervito Bardi. Tra i banchi occupati dai difensori c’è Sergio Lapenna. Lui era già avvocato.
«Legga la formula di rito», dice con voce ferma il giudice Nicola Magrone.
La telecamera di “Un giorno in pretura” (il programma Rai riprese le udienze, ma non mandò mai in onda il materiale girato in aula) si avvicina al sacerdote. Ora don Mimì è in primo piano.
Legge la formula di rito: «Consapevole della responsabilità morale e giuridica che assumo con la mia deposizione mi impegno a dire la verità e a non nascondere nulla di quanto è in mia conoscenza».
Il pm arriva subito al dunque: «Conosce Danilo Restivo?».
Don Mimì: «Sì».
Pm: «Conosceva ELisa Claps?».
Don Mimì: «L’avrò vista qualche volta».
Pm: «Il 12 settembre lei ha celebrato la messa?».
Don Mimì: «Due messe. Alle undici e alle 12.30».
Pm: «Quanto è durata la prima messa?».
Don Mimì: «Fino alle 11.30, 11.45».
Pm: «Ricorda se era affollata la messa?».
Don Mimì: «Generalmente quelle messe sono molto frequentate».
Pm: «E lei cosa ha fatto dopo la messa delle undici?».
Don Mimì: «Generalmente ci si trattiene con le persone che si fermano a parlare dopo la messa. Qualche volta si va a prendere un caffè. C’è un intervallo che dura fino alle 12.30».
Pm: «Quindi lei quella mattina si è intrattenuto all’interno della chiesa e nei pressi fino alle 12.30?».
Don Mimì: «Sì».
Poi, sempre rispondendo alle domande del pm, descrive la struttura della chiesa. I locali. La sacrestia.
Pm: «Cosa c’è dietro l’altare?».
Don Mimì: «C’è la consolle. C’è l’organo. Ci sono le sedie».
Pm: «C’è uno spazio ristretto?».
Don Mimì: «Sì, c’è uno spazio ristretto».
Pm: «Lì qualcuno sente anche la messa?».
Don Mimì: «Certo. L’altare ha due lati. C’erano delle persone».
Pm: «Lei ricorda se quella mattina in chiesa ha visto Restivo o Elisa Claps?».
Don Mimì: «Non ho l’abitudine di guardare gli astanti mentre celebro».
Pm: «Quindi non li ha visti?».
Don Mimì: «Non li ho visti».
Pm: «Ricorda qualche particolare di quel giorno?»
Don Mimì: «Nulla di particolare».
Pm: «Ricorda se dentro la chiesa, tra le due messe, c’erano ancora persone?».
Don Mimì: «Quando sono fuori non posso controllare se ci sono persone in chiesa».
Pm: «Ricorda dove si è diretto quella mattina tra le due messe?».
Don Mimì: «Sono uscito dalla chiesa con alcune persone per prendere un caffè».
Pm: «Quanto si è trattenuto?».
Don Mimì: «Cinque, dieci minuti».
Pm: «Da dove è uscito?».
Don Mimì: «Dalle parte del tempio in cui c’è il centro Newman».
Pm: «E ricorda se era chiuso il centro Newman?».
Don Mimì: «Nei locali del centro generalmente non c’è nessuno durante la messa».
E invece qualcuno c’era. Non nei locali del centro Newman. Ma al piano di sopra della chiesa. C’era Elisa e, forse, c’era Danilo.
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