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di FRANCO CRISPINI
Se non altro, il voto dei francesi può valere a dimostrare che le seduzioni, gli ingannevoli miraggi fatti sorgere dalla politica, non hanno vita lunga. Il primo ed il secondo turno delle elezioni regionali in Francia sono stati un insuccesso, una vera batosta per il presidente Sarkozy (ha vinto in una sola regione delle 22 andate tutte alla gauche), il grande affabulatore viene clamorosamente sconfessato. Ma è il record toccato dalla astensione, il 53,6%, nel primo turno, che ha colpito tutti gli osservatori, il quale poi è quello che ha punito chi impersona la nuova destra francese, che raccoglie in sé tutto il potere da cui fa discendere ogni decisione. Non è solo l’avanzata dei socialisti (scesi ai minimi storici) che costituisce in questa elezione un fatto di rilievo, considerati anche i cronici e paralizzanti conflitti interni in quel Partito, né il fatto che si mantiene costante un certo consenso per la destra xenofoba di Le Pen, quanto il forte astensionismo che è l’indice di una insoddisfazione per le politiche di modernizzazione e di riforme radicali promesse da Sarkozy. Gli astensionisti francesi non hanno inteso semplicemente mostrare la loro avversione alle “galanterie” del presidente sempre alla ricerca di nuovi amori, quanto esprimere la delusione per un fallimento dei programmi annunciati da Sarkozy. Certo non è il definitivo tramonto di chi aveva annunciato di voler cambiare la Francia, ma si è perso per strada: la società ed il modello economico francese rimangono bloccati, disoccupazione accresciuta e nuova ondata di “poveri ed esclusi”. Che dovrà fare Sarkozy per riprendersi e chiudere in positivo il suo mandato presidenziale? La scossa dell’astensionismo quali recuperi gli consentirà di fare? A questo punto, discostandoci dalla situazione francese e le sue grosse novità ( astensionismo e crescita della Sinistra nel suo insieme), può essere utile guardare a quanto sta per avvenire in casa nostra. Si possono fare raffronti con quanto sta succedendo in Italia che anche essa si accinge con le elezioni regionali vicinissime a fare una verifica di un corso politico nazionale il quale ha in un altro campione della Destra il suo assoluto, ispiratore? Passiamo sopra alle tante differenze tra le situazioni interne ai due Paesi, i caratteri dei rispettivi popoli, le loro recenti storie, le biografie dei due Sovrani-Sultani ed anche il tipo di scandalismi che li ha investiti, rimangono certe somiglianze nel fatto che la maggioranza dei francesi ha subito, da qualche anno, quella che vogliamo chiamare una seduzione, quella stessa che da quindici anni sta esercitando in Italia Berlusconi. In che consiste la somiglianza tra gli effetti prodotti dal modo in cui si è presentato ai francesi Sarkozy e quelli per i quali il Cavaliere italiano ha potuto stringere un vincolo affettivo-emotivo di lunga durata con una parte maggioritaria del nostro Paese? Certo non è in una maggiore predisposizione alla remissività, arrendevolezza propria del nostro popolo, che è da cercare il tratto differenziale. Piuttosto, sembra meno elaborato il dispositivo di cui sui è servito Sarkozy per colpire la immaginazione e soprattutto il senso politico dei francesi : vi sono molti dei tradizionali motivi attrattivi, ma soprattutto il miraggio di nuovi traguardi di “grandezza” per la Francia, un recupero di splendore interno e internazionale, tutte cose che a due anni dalla fine del mandato presidenziale i francesi non hanno ancora visto. In Italia, i procedimenti di fatturazione e di captazione di un ampio consenso sono stati nell’arco di quindici anni messi alla prova e consolidati con sempre nuovi successi dal Cavaliere, capopopolo e recordman (sempre in cima nei sondaggi), sciamano (cura tutti i mali) ,e sono stati così efficaci da salvarlo da ogni tipo di processi, giudiziari e morali, ed incoronarlo quale liberatore dalla opprimente presenza di una genia di comunisti, giornalisti, magistrati, e portatore fedele della volontà del popolo sovrano. Una seduzione ininterrotta quella esercitata dal Cavaliere ( da qui la sua incrostazione) alla quale finora non è stato facile sottrarsi in quanto, pur non aggiornando i temi del suo breviario elettorale ma anzi ribadendoli sempre ossessivamente, con rituali come contratti e giuramenti in piazza ( quella romana che doveva dare una rinnovata investitura popolare), altri attacchi e vilipendi per una magistratura di sovversivi e “talebani”, altre strette di viti per la televisione pubblica, il Cavaliere usa spregiudicatamente, senza un minimo di riguardo alla verità, tutti i mezzi di comunicazione diversamente certo dal presidente francese che di sicuro non ha, come il nostro, la proprietà personale di un grande impero mediatico. L’opposizione politica e parlamentare in Italia non è al momento in grado di abbattere uno scenario di seduzione che si regge su di una base tanto forte in cui anche la psicoanalisi avrebbe molto da esplorare; si può solo sperare che questa volta il voto regionale, visto che troppe cose sono avvenute che avrebbero dovuto rendere colma la misura, non sia tanto propizio al Cavaliere. E’ possibile che un astensionismo come quello che ha minacciato seriamente la destra francese possa creare anche in Italia una situazione nuova e compiere il miracolo di rompere il circuito di una soggiogante seduzione che tiene immutabile lo scenario politico italiano ? Berlusconi lo teme e sa che proprio da quel lato il suo popolo può voltargli le spalle, sa che può andare in frantumi per quella via quel che è durato troppo a lungo.
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