1 minuto per la lettura
E’ stata ridotta a sedici anni di reclusione la pena in appello nei confronti di Luigi Campise, il giovane di 26 anni condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per l’omicidio della fidanzata 18enne Barbara Bellerofonte (in foto), compiuto a Montepaone Lido (Cz) il 27 febbraio del 2007.
La sentenza è stata emessa dai giudici della Corte D’Assise d’appello di Catanzaro che hanno ritenuto le attenuanti generiche equivalenti alle aggravanti. Al termine della requisitoria il sostituto procuratore generale, Domenico Prestinenzi, aveva chiesto la conferma della condanna di primo grado.
Campise, dopo un anno di detenzione, nell’aprile del 2008 fu scarcerato per l’omicidio della sua fidanzata perchè il tribunale della libertà accolse la richiesta del suo difensore contro la proroga delle indagini sul delitto. Nel maggio del 2008 fu nuovamente arrestato per i reati di estorsione e porto illegale di arma. Successivamente il giovane, in libertà per l’omicidio fu scarcerato perchè aveva scontato la condanna per i reati di estorsioni. La scarcerazione di Campise provocò polemiche ed il giovane fu nuovamente arrestato.
LA DELUSIONE DEL PADRE DI BARBARA BELLOROFONTE
«Dopo questa sentenza c’è poco da dire. Sono deluso». È quanto ha detto Giuseppe Bellorofonte, padre di Barbara, dopo aver assistito alla lettura della sentenza d’appello. L’avvocato Enzo De Caro, legale della famiglia Bellorofonte, ha evidenziato che «le sentenze vanno rispettate. Sulla condivisione, invece, attendiamo di leggere le motivazioni dei giudici. E poi sarà la procura generale a decidere se questa sentenza merita di finire in Cassazione».
«Il dolore per la morte di una figlia – ha concluso – è qualcosa che prescinde da una sentenza. I genitori di Barbara sono comunque straziati e nessuno potrà ridare l’affetto e l’amore della loro figlia».
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA