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E’ il giorno dell’amarezza all’Asp di Vibo dopo che ieri si è appresa la notizia della prematura morte del dott. Domenico Catania. Il primario del reparto oculistico all’ospedale di Vibo Valentia si è tolto la vita ieri pomeriggio a soli anni 57.
L’uomo è stato ritrovato impiccato nel garage della sua abitazione in via De Gasperi dove il professionista viveva con la moglie e due figli. Catania avrebbe lasciato un biglietto ai propri cari prima di togliersi la vita con su scritto “Perdonatemi”.
Il triste compito di rinvenire il corpo senza vita è toccato all fratello di Catania. La notizia ha scosso tutti. Come si legge in una nota diramata oggi dall’Asp di Vibo Valentia «l’improvvisa, immatura e tragica scomparsa del dott. Domenico Catania, direttore facente funzione dell’unità operativa di Oculistica dell’Azienda sanitaria provinciale, ha suscitato profondo cordoglio e amarezza in chi lo ha conosciuto, apprezzato e stimato sia per la sua personalità, professione e senso di appartenenza aziendale».
«Il Direttore generale, dott. Rubens Curia, il Direttore sanitario aziendale dott. Franco Petrolo ed il Direttore Amministrativo avv. Francesco Procopio – è scritto – certi di interpretare il pensiero dei dipendenti aziendali tutti, desiderano rivolgere alla moglie, alle figlie ed alle famiglie Catania e Pafumi il senso della più cordiale vicinanza in un momento di grande dolore e tristezza. Il dott. Domenico Catania nel ricordo del management aziendale è stato un professionista dotato di grande caratura scientifica e forte spessore umano. Attento e sempre vigile al proprio responsabile compito, si era fatto valere anche quando è stato chiamato ad assumere compiti direzionali, mettendo a disposizione, soprattutto dei pazienti, la sua collaudata competenza ed il suo straordinario modo di accogliere chiunque avesse bisogno del suo aiuto. Lascia un vuoto difficile da colmare proprio per il suo non comune attaccamento alla professione e al generoso contatto con la gente. Da oggi – si legge – all’Asp mancheranno la sua presenza, il suo responsabile impegno, il suo bel modo di porsi di fronte alle istanze dell’ammalato».

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