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POTENZA – Il centrodestra sta lasciando «implodere» i problemi della sanità, anche quelli che non sono addebitabili alla vecchia amministrazione, «per nascondere la sua assenza di visione». E’ un giudizio impietoso quello di Marcello Pittella su quanto sta accadendo in Basilicata. Con un allarme circostanziato sui danni del calo di fiducia dei cittadini in un sistema sanitario bombardato proprio da chi, smessi i panni dell’opposizione, dovrebbe occuparsi di promuoverlo.
Consigliere, pare di capire che non intende rispettare il “silenzio sabbatico” che vi è stato suggerito dall’assessore Leone, in quanto responsabili come ex amministratori della Regione dell’attuale “implosione”, parole sue, della sanità lucana?
«Ha detto bene, parole sue. E’ il solito refrain dell’attuale maggioranza ed anche dell’assessore Leone per il quale è sempre colpa del passato. Eppure, nel mio recente degli ultimi 5 anni, non mi pare ci siano state le criticità che viviamo ora. Credo piuttosto che l’assessore addebiti l’implosione ad altri e non a sé stesso per nascondere la sua assenza di visione complessiva della sanità. Ed intanto, come accaduto con la neonatologia, si scade nel ridicolo anche sul livello nazionale».
Quindi, come ex governatore, in che condizioni pensa di aver lasciato la sanità della Regione?
«Sul piano economico in una condizione di positività. Gli ospedali cosiddetti “di produzione” come il San Carlo in ottimo stato finanziario. Guardi il conto economico fino a tutto il 2018. Sul piano organizzativo, una complessiva tenuta del servizio erogato ed una qualità della risposta alla domanda di salute complessivamente buona, pur nel sacrificio operato da tutto il personale che ha sopperito alle restrizioni, volute dal tetto di spesa imposto a livello nazionale. Quando noi proponevamo la riorganizzazione sanitaria era proprio per superare queste difficoltà. E se nessun reparto é stato ridimensionato o addirittura chiuso nella nostra legislatura é grazie allo sforzo compiuto con quella riorganizzazione, senza la quale – aggiungo – oggi il direttore Barresi non avrebbe potuto mandare gli anestesisti presso i pronto soccorso attivi territoriali. E’ evidente che il modello di sanità da noi immaginato aveva ed ha bisogno di una ulteriore fase di completamento, alla quale pensavamo. E questa seconda fase dovrà metterla in campo l’attuale governo. Gliela traduco anche così: abbiamo garantito i servizi; abbiamo mantenuto tutti gli ospedali; e non abbiamo messo in crisi il personale medico, oltre a programmare e portare a compimento ingenti investimenti. Per cui la sanità che abbiamo lasciato non è nello stato che descrive l’attuale maggioranza, senza accorgersi della gravità sociale delle proprie affermazioni per la sfiducia che generano nei pazienti».
Quali responsabilità crede che abbia l’attuale amministrazione per le crisi esplose più di recente? Dal blocco della terapia intensiva neonatale all’annunciata chiusura di 5 sale operatorie su 10 al San Carlo di Potenza?
«La responsabilità totale. Sono problemi noti da quando qualcuno di loro era nei banchi dell’opposizione ma che noi abbiamo prevenuto sempre e risolto, mentre loro hanno lasciato volutamente far “implodere”, appunto».
Vi si addebita la miopia di aver penalizzato i poli ospedalieri periferici, benché abbiano una maggiore capacità di attrarre migranti sanitari dalle altre regioni, a favore del San Carlo di Potenza e del Madonna delle Grazie di Matera. Leone ha citato in particolare il caso della sua Policoro, dove l’ospedale fa 33mila accessi al pronto soccorso come Matera, e di Lagonegro che “fa 4,5 milioni di mobilità attiva contro i 10 milioni del San Carlo” sebbene quest’ultimo costi 180 milioni in più alle casse della Regione. Come avete fatto a non accorgervene?
«Di cosa non ci saremmo accorti? Chi ci addebita una minor attenzione verso gli ospedali periferici non sa di cosa parla. Al contrario, abbiamo messo in campo un potenziamento del personale sanitario. Penso ad anestesia e chirurgia a Villa d’Agri, al reparto di ortopedia a Lagonegro, o a quello di ginecologia a Melfi per esempio, che non avevano primari. Abbiamo completato padiglioni e acquistato attrezzature importanti. Come si fa a parlare di miopia? Forse proprio loro dovrebbero indossare gli occhiali per ripiegarsi sui conti e capire per cosa sono stati impegnati. Le ricordo che noi pensavamo ad una caratterizzazione dei distretti e parallelamente a creare le condizioni perché il San Carlo divenisse polo di eccellenza di alta specialità, in una funzione servente il territorio. Consideri ancora l’esempio dei pronto soccorso attivi e la massiccia operazione di sostegno che abbiamo fatto. Noi non siamo andati in giro a promettere trasformazioni impossibili o Pronti soccorsi attivi a Stigliano o Chiaramonte. Non siamo stati venditori di fumo, ma persone serie. Ora li aspetto dinanzi alle loro promosse».
E le bottiglie di champagne e le carte dei pasticcini consumati all’inaugurazione della piscina del centro di riabilitazione di Tinchi, che sarebbero state coperte col resto degli impianti dalla nuova pavimentazione quando si è abbandonato il progetto del polo riabilitativo? Non le pare scandaloso come sostiene Leone?
«Certo che é scandaloso. Lo condivido in pieno. Ma non appartiene al mio governo. Quello che ha fatto il mio governo per Tinchi è stato ben altro: noi abbiamo realizzato il Centro Dialisi, bloccato da anni, ed abbiamo finanziato noi i lavori di ristrutturazione del complesso ospedaliero, sotto la spinta del comitato presieduto dal compianto già consigliere Giannace. Se Leone non ci crede, può chiedere loro. Per non parlare della Rems e del distretto di Pisticci. Tutto concepito, finanziato e realizzato da noi in meno di 5 anni. Sfido gli altri a farlo».
Perché pensa che non sia possibile, come pare auspicarsi questa maggioranza, convincere i potentini a curarsi l’ernia a Melfi, piuttosto che in un altro dei presidi periferici del San Carlo, se da Melfi e il resto della regione vengono ogni giorno nel capoluogo per tante altre cose?
«Per due motivi. Primo perché il paziente si fidelizza ad un medico; secondo perché a furia di parlare male del nostro sistema sanitario lo stiamo demolendo in termini di fiducia da parte dei cittadini».
Nel suo intervento in Consiglio lei ha chiesto alla giunta di ripensare al progetto di ammodernamento dell’attuale struttura dell’ospedale di Lagonegro, particolarmente caro al capogruppo di FI Francesco Piro, e di riprendere in mano l’idea di realizzare alcuni nuovi padiglioni su un terreno attiguo. Non crede che si rischi inutilmente di allungare i tempi già dilatati dal fallimento del progetto iniziale del nuovo ospedale per i problemi sul sito inizialmente individuato?
«Allora facciamo chiarezza, perché lo meritano i cittadini di Lagonegro che attendono da anni e tutti coloro che si stanno impegnando a difesa del progetto. Nessun dilatamento dei tempi, ovviamente se il governo regionale lavora. Noi eravamo a buon punto con il Ministero per la conferma del finanziamento, ed anche sull’iter procedurale che l’opera merita. Ma la lettera che bisognava inviare al Ministero, a distanza di sei mesi ancora giace nei cassetti della Regione. Inoltre, ci sono due aspetti. Il primo è l’impatto urbanistico che si avrebbe se si intervenisse sul presidio attuale, come vorrebbero l’assessore Leone e il consigliere Piro, e aggiungo si comprometterebbero tanto l’accessibilità alla struttura quanto la funzionalità degli spazi interni. Al contrario, costruire i nuovi padiglioni significa dare piena funzionalità ad un ospedale che può candidarsi ad essere risposta primaria all’esigenza di salute di un’area molto vasta. Io credo che ci sia un debito morale nei confronti dei cittadini di Lagonegro e del territorio che dovrà essere onorato».
Sempre per la serie “perché non ci avete pensato prima”, l’assessore ha rivendicato di aver firmato un provvedimento per cui le ambulanze del 118 che soccorrono cittadini a Senise possono andare verso Policoro anziché Lagonegro risparmiando quasi 15 minuti di tempo. Era così difficile farlo quando c’eravate voi?
«Ecco l’esempio di fumo negli occhi. Potevano farlo anche prima senza un provvedimento vincolante. Di fatto la centrale operativa, contattata da un cittadino di Senise sulla base della patologia e ai flussi d’ingresso dei pronto soccorso disponeva dove effettuare l’intervento. Il tema non é favorire una struttura piuttosto che un’altra, ma dare al cittadino la cura migliore e più veloce».
Lei si è mostrato scettico anche sulla possibilità di ridurre la spesa per le ex guardie mediche, sebbene sarebbe opportuno, e ha ricordato le motivazioni storiche che hanno portato al loro soprannumero. L’assessore s’è detto fiducioso di riuscire a convincere i sindaci con le buone o con le cattive. Gli starete affianco in questa battaglia?
«Se l’assessore vuole discutere con i sindaci, i medici di medicina generale, i medici continuità assistenziale di concerto ai sindacati di categoria con un approccio costruttivo noi ci saremo. Se pensa di andare con la scure senza un disegno organico a colpire il bisogno di salute di prossimità l’assessore ci avrà contro. Questo è un processo anzitutto culturale, solo dopo ragionieristico».
Martedì Leone ma la scorsa settimana, in maniera meno esplicita, anche l’assessore regionale Rosa hanno rievocato la sua vicenda giudiziaria. Lei ha apostrofato in malo modo Rosa e minacciato querele nei confronti di chi insisterà nel farlo. Non pensa che in attesa della verità processuale sia legittimo un giudizio politico o “morale”, come dice Leone, su quanto emerso dall’inchiesta dei pm di Matera?
«Guardi è sempre una questione di stile. Penso che il giudizio politico ad un anno e mezzo dalla vicenda si sia ampiamente consumato. Ne avete parlato tutti e mai mi sono permesso di dire una parola per quanto ne avessi avuto voglia; ma sentire in consiglio regionale coloro che fanno allusioni con il livore proprio dei cattivi, mi consegna il segno di una cultura d’odio che fa del giustizialismo l’arma per distruggere gli avversari e per allontanare l’attenzione dai temi reali. Ed io non ci sto».
Come consiglieri di centrosinistra avete denunciato la “volgarità politica” di certi toni utilizzati durante le discussioni in aula e vi siete anche rivolti al governatore Vito Bardi “perché si inizi a parlare di contenuti e di programmi”. Cosa vi aspettate dal generale?
«Questa è una domanda che vorrei rivolgere a voi cronisti. Vi siete chiesti perché non ci sia stata una reale e corposa relazione programmatica? O perché non sia ancora arrivato il piano strategico in Consiglio? Mi chiedo se è appagante raccontare e consegnare all’opinione pubblica solo querelle e cadute di stile e non già prospettive e programmi? Voi che informate i cittadini, mi dite dove è finito il merito in questi primi sei mesi? Ma è pur vero che per poter esprimere un contenuto, bisogna averlo altrimenti sono solo luoghi comuni e chiacchiere. Ed il luogo comune che va per la maggiore è che noi abbiamo lasciato la Regione in un disastro. A me non sembra, certo tanto poteva essere migliorato, tanto si poteva ancora fare, ma molto lo abbiamo fatto. Devo ricordarlo in ogni occasione? Reddito minimo, fondi per le start up, piano della disabilità e così via. E quello che abbiamo fatto è stato metterci impegno e passione, con la forza di chi davvero crede nella propria terra e nella funzione che svolge, provando a generare entusiasmo su questo territorio e non già livore».
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