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Prestano soldi con il 60% di interesse annuo ad un dipendente pubblico e ne pretendono il pagamento con minacce e percosse. Si tratta di Francesco Ruffolo, 58 anni, e il figlio Giuseppe, 40 anni, titolari di un’agenzia di trasporti. La polizia li ha arrestati a Cosenza nell’ambito di un’operazione per il contrasto dell’usura e delle estorsioni.
L’arresto dei due sarebbe collegato al suicidio di Giuseppe Perfetti, di 53 anni, piccolo commerciante di Cosenza, che venne trovato morto lo scorso 20 aprile in una piazzola di sosta della A3. Perfetti, si uccise sparandosi un colpo di pistola alla tempia, a bordo della sua auto. Prima di uccidersi l’uomo aveva scritto una lettera alla famiglia confessando un omicidio compiuto nel 1979 assieme ad un’altra persona e parlando della difficile situazione economica che lo aveva fatto finire nelle mani di un gruppo di usurai. Dalla lettera di Perfetti gli investigatori della squadra mobile di Cosenza e i magistrati Dario Granieri, Domenico Airoma e Claudio Curreli sono partiti per ricostruire la situazione economica della vittima che con i Ruffolo aveva avuto rapporti in passato. Ed è stato indagando su padre e figlio che è emersa la vicenda che ha coinvolto nel vortice usuraio I.G., di 50 anni, dipendente dell’Azienda sanitaria di Cosenza, poi distaccato alla Regione Calabria. L’uomo sottoposto ad interrogatorio non ha potuto fare altro che confermare i fatti che lo vedevano coinvolto dal marzo del 2008.
Padre e figlio, il primo con precedenti, il secondo incensurato, sono accusati di usura ed estorsione anche nei confronti di un dipendente pubblico. I provvedimenti di arresto, eseguiti dalla squadra mobile di Cosenza, sono stati emessi dal tribunale su richiesta della Procura della Repubblica.
La vittima dell’usura è un impiegato dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza e successivamente distaccato alla Regione Calabria. A fronte di un prestito di 4 mila euro i presunti strozzini pretendevano dal dipendente pubblico, con minacce e percosse, il pagamento di interessi pari a 5% mensili per un totale annuo del 60%.
I due avevano inoltre preteso dalla vittima il rilascio di un certificato di abilitazione professionale nel settore dei trasporti, destinato alla moglie di Giuseppe Ruffolo, che solo l’Ente Provincia avrebbe potuto rilasciare.

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