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I CARABINIERI hanno perquisito ieri la casa di Maurizio Bolognetti e la sede dei Radicali lucani. Che poi sono lo stesso appartamento di Latronico. Alla fine, hanno sequestrato un file. Una e-mail.
Il decreto di perquisizione che ieri gli uomini del Nucleo operativo ecologico dell’Arma hanno eseguito, firmato dal sostituto procuratore della Repubblica Salvatore Colella, nasce dalla denuncia pubblica del segretario dei Radicali lucani sulla qualità dell’acqua negli invasi lucani di gennaio. L’8 di quel mese, Bolognetti diffuse un comunicato in cui denunciava la presenza di bario e altre sostanze tossiche, in concentrazioni secondo lui superiori ai limiti di legge, nelle acque delle dighe.
Dal decreto di perquisizione non si può conoscere il nome degli indagati – non è ovviamente Bolognetti, che non è pubblico ufficiale – coperti da un “omissis”, ma è indicato il reato: articolo 326 del codice penale. Ossia “rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio”.
E’ il delitto del «pubblico ufficiale o la persona incaricata di un pubblico servizio, che, violando i doveri inerenti alle funzioni o al servizio, o comunque abusando della sua qualità, rivela notizie d’ufficio, le quali debbano rimanere segrete, o ne agevola in qualsiasi modo la conoscenza».
E’ probabile che l’indagine riguardi il pubblico ufficiale con cui Bolognetti disse di aver effettuato i prelievi di acqua nella conferenza stampa del 2 febbraio scorso.
Il commento di Bolognetti, di solito molto più “generoso” nei suoi scritti, è affidata a poche righe diffuse ieri mattina: «Dopo la decisione della Procura della Repubblica di Potenza di disporre la perquisizione della mia abitazione che è anche la sede dell’Associazione Radicali Lucani devo ammettere che si fa sempre più forte la sensazione che in questa regione le indagini si fanno su chi indaga e su chi racconta e denuncia. Dopo mesi non una volta sono stato ascoltato sugli esposti presantati sulle vicende Tito e Fenice. Nella giornata di lunedì sono stato convocato presso la Caserma dei Carabinieri di Latronico e per un momento ho pensato che la convocazione avesse per oggetto le sopra citate denunce. Sbagliavo la procura di Potenza attraverso il Noe voleva semplicemente conoscere le mie fonti e per poter acquisire un carteggio di posta elettronica ha disposto la perquisizione della mia abitazione. E le denunce su Tito e Fenice, sull’Arpab e la Val Basento? Beh, quelle possono aspettare. Intanto c’è da perseguire chi indaga e chi racconta».
Poche righe, dunque, ma assai polemiche.
In difesa di Bolognetti è intervenuta Rita Bernardini (deputata Radicale eletta nelle liste del Pd).
«Dopo gli esposti e le denunce – dichiara – presentate dal segretario dell’associazione Radicali Lucani e membro della direzione di Radicali italiani Maurizio Bolognetti sull’inquinamento e le mancate bonifiche della Val Basento e di Tito scalo, la Procura della Repubblica di Potenza ha disposto ed effettuato la perquisizione dell’abitazione dell’esponente radicale, abitazione che è anche sede del soggetto politico radicale in Basilicata».
«Per mesi – sottolinea la parlamentare radicale – non una volta, Bolognetti è stato ascoltato sugli esposti presentati sulle vicende Tito e Fenice. Ma ieri ecco che la Procura di muove: Bolognetti viene convocato presso la Caserma dei Carabinieri di Latronico e pensa per un momento, nonostante i manganellamenti ricevuti in questi anni, che finalmente lo avrebbero ascoltato sulle denunce. Si sbagliava: la Procura di Potenza, attraverso il Noe, voleva semplicemente conoscere le sue fonti e per poter acquisire un carteggio di posta elettronica ha disposto la perquisizione della sua abitazione».
L’esponente del partito radicale dunque punta il dito non sulla sola questione dell’acqua, ma allarga le sue accuse a tutte le vicende ambiental-sanitarie portati avanti da Bolognetti nei mesi scorsi
Difatti prosegue: «E le denunce su Tito e Fenice, sull’Arpab e la Val Basento? Quelle possono aspettare. Intanto, c’è da perseguire chi fa il suo dovere di cittadino e di esponente politico denunciando i gravissimi danni alla salute e all’ambiente provocati da anni di delitti, connivenze, insabbiamenti».
«Sto pensando seriamente – conclude la deputata radicale – di suggerire a Bolognetti di chiedere asilo politico in un’altra regione italiana prima che anche questa si trasformi definitivamente nell’immensa cloaca di ingiustizie e di illegalità che è da tempo la Lucania».
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