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REGGIO CALABRIA – Disponibilità finanziarie per un ammontare di circa 2 milioni di euro sono state sequestrate a 6 tra avvocati e professionisti nell’ambito dell’inchiesta “Mala gestio” sul fallimento – decretato nel 2014 – della Multiservizi, la partecipata del Comune di Reggio Calabria incaricata della manutenzione di beni pubblici.
L’ULTIMA OPERAZIONE SUL FALLIMENTO DELLA MULTISERVIZI
Il provvedimento, eseguito dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto operativo di quelli di Roma e Milano, è stato emesso dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal pm Andrea Sodani.
Nei giorni scorsi erano state arrestate, per bancarotta fraudolenta, 5 persone che ricoprivano cariche sociali nella Multiservizi, nel socio privato Gst e in altre aziende a loro riconducibili nelle quali finivano i soldi versati alla Multiservizi dal Comune di Reggio Calabria, socio pubblico. Alcuni degli indagati sono ritenuti contigui alle cosche di ‘ndrangheta Condello, Libri, Tegano e De Stefano.
In relazione all’inchiesta, al Gico del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Finanza, sono state affidate indagini a carattere economico/patrimoniale. E sarebbero emerse ulteriori distrazioni di denaro in capo ad un’impresa di costruzioni edili (A.C.) e ai 6 professionisti che, secondo l’accusa, hanno ricevuto in maniera non dovuta e privilegiata, somme di denaro provenienti dalla Gst per importi variabili da 28 mila euro a un milione. Secondo quanto emerso dalle indagini, nel 2010, la Annadue Costruzioni aveva stipulato un contratto con la Gst che prevedeva l’acquisto, da parte di quest’ultima, di un immobile per un valore di 3,4 milioni. L’acquisto non si è poi concretizzato nonostante il pagamento di un anticipo di 240 mila euro da parte della Gst. Ai professionisti, poi, sono stati versati, complessivamente circa 1,8 milioni grazie all’affidamento di incarichi con corrispettivo predeterminato a monte a prescindere dal servizio effettivamente prestato. Non solo, poi, non veniva effettuata alcuna attività di controllo, ma, secondo l’accusa, il pagamento delle fatture avveniva nello stesso giorno della loro emissione o, addirittura, con un giorno di anticipo.
Emblematico, al riguardo, secondo i finanzieri, un contratto stipulato in relazione all’«elevato profilo e alla specifica esperienza professionale» di un avvocato, che, a quella data, non era iscritto all’albo.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, al commercialista Domenico Pensabene sono stati pagati 978.521 euro; all’architetto Corrado Trombetta 475.056; all’avvocato Alessandro Pellegrino 133.643; all’avvocato Francesco Giuffrè 28.000; all’’avvocato Lidia Barbaro 52.000 e al ragioniere Antonio Francesco Rogolino euro 104.196.
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