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di FRANCO CRISPINI
Dopo le primarie (di Partito) in Calabria, una ultima tornata cui era difficile attribuire, sensatamente e senza accentuazioni di toni, una qualche rilevanza, dopo tutti i tentennamenti, le confusioni, le contraddizioni, le lacerazioni che le hanno precedute, dopo che è risultato vano ogni tentativo di portare nel proprio campo il candidato scelto e sostenuto da Idv, ed infine dopo l’ostinazione a non cercare soluzioni in altre direzioni dal momento che poi intorno non c’è il deserto (sebbene qui della politica se ne abbia una altra idea), tutto dovrebbe essere pronto perché si possa raccogliere la sfida del centrodestra per dare ai calabresi un nuovo e serio governo della loro regione che è messa davvero male. Forte dell’esito di scontate, quasi inutili primarie (annunciate, ritirate, di nuovo indette, come si ricorderà), il governatore uscente ritenterà la scalata al cielo e tutto lascerebbe credere che ha forze proprie per riuscirvi, e certo porta esperienze di governo non tutte con pessimi risultati. Che cosa può rendere incerto gli esiti del voto e cosa altro si richiederebbe per portare a buon fine l’impresa di battere un centrodestra che benché possa contare sulla buona stella del sempre vincente leader massimo, in Calabria non può vantare né un passato né un presente di ceto politico e di capacità di governo di particolari qualità? Se lo chiedono in molti per i quali un candidato mal sostenuto, rifiutato, persino avversato, e poi alla fine, obtorto collo, rimesso in sella, non è tutto quanto era necessario, cioè non è bastevole a produrre entusiasmo, ad accendere passione, a mobilitare non soltanto clientele quanto una opinione pubblica sfiduciata, che attende di conoscere se si è in possesso di metodi e finalità nuove per far marciare questi territori devastati dalle frane e dalle cattive azioni degli uomini della politica ed amministratori pubblici non meno devastanti. Quel che ci si sarebbe aspettato in questa regione era tanto altro( si vedranno volti nuovi ?) e soprattutto che non dovesse essere messa alle strette con scelte forzate, fatte con l’acqua alla gola, attraverso minacce ed un braccio di ferro che ha prodotto uno sconquasso : il candidato che dal primo momento si è affacciato sulla scena vi ha continuato a restare tra aperti o celati dissensi, ed ora si tratterà proprio di vedere chi starà dietro e sosterrà a spada tratta colui che deve sconfiggere il centrodestra e tamponare la eventuale falla di Callipo. Potrebbe seriamente accadere, e sarebbe davvero una brutta cosa, che con il governatore uscente non si ritrovi tutto il Pd e che quindi egli debba ingaggiare una dura lotta in una quasi solitudine, a meno che non si ricompongano le fratture interne e non si passi a recuperare e rilanciare il meglio dell’esperienza del governo regionale condivisa, poi contraddetta, a volta rinnegata, dai maggiori esponenti del Partito Democratico. E se non ci si appoggerà a quel che di inespresso vi è stato nei programmi di Loiero, oltre che, si intende, a quanto di positivamente realizzato esso ha avuto, quali altre idee sono potute maturare in un lunghissimo periodo in cui il Pd in Calabria si è chiuso e si è anche spossato nelle sue macchinose operazioni interne, tutte lontane da processi elaborativi di progetti con cui venire a chiedere il voto dei calabresi? Se non mancherà l’apporto di un Pd veramente unitario, convinto e combattivo, alla difficile battaglia elettorale di Loiero, se in altri termini, non si dovrà assistere ad una partecipazione pro forma che non riuscirà tuttavia a nascondere quanto tiepidamente è stata accettato dal grosso seguito di taluni dei capi il reingresso del governatore uscente, le cose si metteranno un po’ meglio; nel caso contrario, si darebbe una grande agevolazione ad un centro desta che si alimenta delle disgrazie altrui ed aspetta di mettere in ginocchio un Loiero indebolito in casa propria. In questo scenario così denso di incertezza, a rimanere sullo sfondo, senza un vero peso politico, sarebbe ancora un Pd che non è in grado, con o senza Loiero, di prospettare fondatamente ai calabresi nuove vie , nuovi metodi, nuovi compiti da portare dentro un progetto di governo di questa regione. Almeno far sapere ai calabresi come si pensa di rendere l’ente Regione un motore di sviluppo di questi territori, e non di farlo restare un carrozzone delle clientele, una struttura burocratizzata per assunzioni e concorsoni, una centrale dei peggiori affari, un asilo di indagati: a questo non si dà voce ed il Pd non vi riesce. Si deve allora dire che quel che purtroppo tuttora non si vede è la forte presenza di un Pd con un programma che sarebbe un sostegno per Loiero e al tempo stesso gli impedirebbe di essere lui soltanto l’incarnazione di quel programma.
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