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A segnalare l’auto bruciata, un’Alfa «147», in una zona di campagna del comune di Mesoraca, è stato un camionista di passaggio. Quando i carabinieri hanno aperto il bagagliaio hanno trovato il cadavere completamente carbonizzato che la combustione aveva anche spezzato in due. Dalla targa i carabinieri sono risaliti al proprietario della vettura, ma è risultato che l’auto era in uso già da qualche tempo ad un’altra persona.
Secondo le indagini dei Carabinieri, la vittima sarebbe stata uccisa da un’altra parte, o forse aveva un appuntamento con gli assassini nella località Termine Grosso, al confine tra Roccabernarda e Cutro.
I carabinieri inoltre, sospettano possa trattarsi di Giuseppe Lia, ristoratore di 43 anni, di Sersale, in provincia di Catanzaro, già noto alle forze dell’ordine per vicende di mafia, visto per l’ultima volta ieri mattina alle 10 in paese e del quale la moglie non ha più notizie. A Sersale porta anche il fatto che l’auto, seppure intestata a una donna, fosse nella disponibilità di Lia.
GLI ESAMI MEDICO LEGALI SUL CORPO
Sono stati effettuati gli esami medico legali sui resti del corpo carbonizzato. Un lavoro complesso, portato avanti questa mattina su incarico del sostituto procuratore presso il Tribunale di Crotone Nicola D’Amato.
Dagli accertamenti non sarebbero emerse ulteriori novità, dal momento che i resti recuperati sono completamente carbonizzati. Per questo, è stato necessario procedere con l’estrazione del Dna.
Tuttavia, gli inquirenti sembrano avere pochi dubbi su chi possa essere la vittima del macabro rituale di mafia. L’ipotesi sempre più concreta è che i resti possano appartenere a Giuseppe Lia, del quale non si hanno più notizie dalla mattinata di ieri.
I carabinieri hanno ascoltato alcuni conoscenti del 43enne, nel tentativo di ricostruire gli ultimi istanti in cui è stato visto. L’uomo era stato fermato pochi giorni fa, proprio a bordo della macchina, per alcuni controlli, ma l’utilizzo dell’automezzo risulterebbe anche da altre segnalazioni effettuate dalle forze dell’ordine.
Giuseppe Lia è noto alle forze dell’ordine per essere entrato in alcune inchieste giudiziarie, una delle quali con l’accusa di associazione per delinquere di stampo mafioso. A questo si aggiungerebbero i legami tra lo stesso Lia e la faida della Presila, con quattordici omicidi portati a termine nella zona. Legami che deriverebbero dai rapporti che lo stesso Lia avrebbe avuto con la cosca Pane-Iazzolino. Bisognerà attendere, comunque, circa un mese prima di avere l’ufficialità sull’identità dei resti attraverso l’esame del Dna.
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