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Sono ottimisti i magistrati catanzaresi che da ieri, si occupano del caso relativo alla bomba fatta esplodere davanti la Procura reggina, dopo che i colleghi di Reggio hanno trasmesso loro il fascicolo per competenza.
E’ quanto si è potuto registrare oggi, al termine del vertice che si è tenuto negli uffici della Procura della Repubblica di Catanzaro, cui hanno preso parte il procuratore Vincenzo Antonio Lombardo, l’aggiunto Salvatore Murone (in foto), il comandante provinciale dell’Arma dei carabinieri di Reggio Calabria, colonnello Pasquale Angelosanto – accompagnato dai suoi ufficiali, tra i quali il maggiore Gianluca Vitagliano, del Reparto operativo, ed il capitano Palmieri -, ed il maggiore Giovanni Sozzo, del Ros di Catanzaro.
«Ci muoveremo in perfetta continuità rispetto a quanto già avviato ottimamente dai carabinieri di Reggio Calabria – ha detto il procuratore, che coordina le attività, dopo l’incontro info-investigativo durato circa due ore -, i quali stanno lavorando alacremente e significativamente, con le idee ben chiare. Sono fiducioso che presto si possa fare piena luce su quanto è accaduto» ha aggiunto Lombardo, che tuttavia si è trincerato dietro al massimo riserbo rispetto all’indirizzo delle indagini.
«Attentato a corpo giudiziario» è l’ipotesi di reato per la quale si procede, allo stato a carico di ignoti. «Abbiamo ricostruito il quadro generale dei fatti – ha spiegato Murone -, ed analizzato tutti gli elementi già acquisiti, che consentono di fare le ipotesi da vagliare e provare».
Ciò che risulta certa è la matrice, utilizzata spesso dalla ‘ndrangheta, dell’intimidazione, e questo, assieme ad altri fatti che in passato hanno interessato Reggio Calabria, «conferma un’attenzione ‘illecita’ per gli Uffici inquirenti di quella città» ha concluso il procuratore aggiunto.
Non a caso i magistrati reggini saranno sentiti dai colleghi dell’Ufficio di Catanzaro, anche se già tra la documentazione giunta alla Procura del capoluogo calabrese figura la relazione stilata dal procuratore generale di Reggio, Salvatore Di Landro, che ha messo nero su bianco le proprie indicazioni circa il «cambio di indirizzo» adottato nella lotta alla criminalità organizzata indicando anche le attività dell’Ufficio cui la grave intimidazione potrebbe essere in qualche modo connessa.
Per il resto le indagini proseguono su più fronti, e soprattutto con l’attenta analisi dei diversi filmati registrati sul luogo dell’attentato, mentre i militari del Ris sono ancora a lavoro per gli accertamenti sui materiali utilizzati per l’intimidazione e su tutto quanto prodotto a seguito dei rilievi effettuati, di cui forniranno man mano i risultati ai carabinieri che continueranno ad operare sul territorio in continuo contatto con i magistrati catanzaresi.
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