X
<
>

Share
3 minuti per la lettura

di FABIO AMENDOLARA In quelle casse negli ultimi cinque anni sono entrati più di 12 milioni di euro. Tutti con la formula della fornitura interna. I magistrati contabili la chiamano «in house providing», perché affonda le radici nell’ordinamento anglosassone. E’ un affidamento diretto di un servizio pubblico al di fuori del sistema della gara d’appalto. Si può applicare solo quando l’ente si avvale di una società esterna che abbia caratteristiche tali da poterla qualificare come una sua derivazione. Così ha fatto la Regione Basilicata con la società Metapontum Agrobios, 97,5 per cento di proprietà della Regione e 2,5 per cento dell’Alsia. Ha dimenticato, però, di controllare se quei servizi li avrebbe potuti erogare anche l’Arpab, l’agenzia regionale per l’ambiente. Per i magistrati contabili si tratta di una «condotta omissiva grave» che ha provocato «sofferenze erariali» per 12 milioni e 300 mila euro.
L’inchiesta è stata condotta dai militari del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza che, dopo aver acquisito le delibere di giunta, hanno accertato che «nel corso del quinquennio 2004/2009 sono stati erogati alla Metapontum Agrobios 12 milioni e 300 mila euro per servizi che potevano essere di competenza dell’Arpab, realizzando risparmio della spesa pubblica per quell’importo».
Quelle erogazioni, forse, hanno salvato l’Agrobios dal collasso. Perché la società negli ultimi anni «si è trovata a operare dovendo far fronte a crescenti difficoltà», quali quelle nate «dal disimpegno dell’Eni e del successivo socio privato Bioren» e quelle, più recenti, dovute a una interpretazione «eccessivamente cauta» del decreto Bersani, che ha causato il blocco dei flussi finanziari e, di conseguenza, il disavanzo economico. Altro elemento negativo «è stata la sfiducia o la diffidenza nei confronti delle attività di modificazione genetica nel campo dell’agricoltura e probabilmente la non piena consapevolezza, da parte dei potenziali destinatari delle ricerche, in definitiva il mercato, delle enormi prospettive aperte dalle innovazioni nel settore e da una non piena comprensione del fatto che l’agro-tecnologia non riguarda solo l’agricoltura ma le applicazioni industriali». E’ l’analisi cruda che fa la quinta commissione consiliare permanente della Regione Basilicata dopo un’indagine conoscitiva sul disavanzo economico del centro di ricerca. Il problema c’era. Posti di lavoro a rischio. Ricercatori da piazzare da qualche altra parte. Le pressioni dei dirigenti.
Forse è questo che ha spinto la Regione Basilicata ad aiutare Agrobios. Ora però la Guardia di finanza ha segnalato 25 persone – amministratori pubblici e funzionari – alla procura regionale della Corte dei conti: Carmine Nigro, Filippo Bubbico, Erminio Restaino, Gennaro Straziuso, Donato Paolo Salvatore, Carlo Chiurazzi, Cataldo Collazzo, Viviana Cappiello, Gaetano Fierro, Andrea Freschi, Vincenzo Sigillito, Francesco Mollica, Giovanni Rondinone, Vito De Filippo, Vincenzo Folino, Antonio Autilio, Roberto Falotico, Vincenzo Santochirico, Antonio Potenza, Innocenzo Lo guercio, Giovanni Carelli, Rocco Colangelo, Nicola Vignola, Francesco Ricciardi, Luigi Gianfranceschi.
Se ne erano già accorti i componenti della quinta commissione. In un comunicato stampa di qualche mese fa ammonivano: «Occorrerà fare attenzione che non si verifichino sovrapposizioni di competenze e incarichi con quelli affidati agli enti dipendenti e strumentali della Regione, in primo luogo dell’Arpab. L’operazione di ricapitalizzazione operata dalla Regione potrà risultare utile alla luce delle condizioni tutto sommato positive della società Metapontum Agrobios, che attraverso un oculato piano industriale potrà fare buon uso del finanziamento ottenuto e raggiungere gli obiettivi prefissati». Alle stesse conclusioni è giunta la Guardia di finanza.

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE