X
<
>

Share
5 minuti per la lettura

In attesa della decisione della Corte D’Appello di Catanzaro sulla richiesta di ricusazione del Gup Abigail Mellace, presentata stamani dalla principale teste d’accusa, Caterina Merante, prosegue l’udienza preliminare nei confronti dei 60 indagati nell’inchiesta Why Not, sui presunti illeciti nella gestione dei fondi pubblici. Stamani ci sono state le arringhe dei difensori dell’ex assessore regionale all’agricoltura ed attuale europarlamentare, Mario Pirillo, di Rocco Leonetti ed Emilia Intrieri. I difensori dei tre indagati hanno ricostruito le fasi dell’inchiesta ed hanno concluso i loro interventi chiedendo il proscioglimento dei loro assistiti.
Leonetti è stato sentito ieri nel corso di un interrogatorio durante il quale si è detto estraneo alle accuse contestate. Per l’indagato l’accusa ha chiesto il proscioglimento dal reato di associazione per delinquere ed il rinvio a giudizio per presunte irregolarità nel progetto regionale per la prevenzione di un virus che danneggiava gli agrumi coltivati in Calabria.
L’ex assessore regionale Pirillo è accusato di associazione per delinquere e di presunte irregolarità nel progetto per il censimento del patrimonio immobiliare dell’Ente. Emilia Intrieri è indagata nell’ambito delle presunte irregolarità nell’aggiudicazione al consorzio ‘Brutium’ della gara per la sorveglianza idraulica. L’udienza preliminare proseguirà lunedì mattina con altre arringhe difensive.

La richiesta di ricusazione Gup presentata dalla Merante
Per quanto concerne la richiesta di ricusazione del giudice dell’udienza preliminare Abigail Mellace presentata dalla Merante, in quattro pagine è racchiuso l’elenco delle motivazioni in base alla quali si chiede di sostituire il gup, poichè «le situazioni personali che riguardano o hanno riguardato congiunti della dottoressa Mellace – si legge nell’istanza – rendono evidente come sia fondato il sospetto che la stessa possa non essere imparziale». L’intenzione della Merante, «superteste» nell’inchiesta, imputata per una contravvenzione in materia di lavoro, e contemporaneamente costituita parte civile nell’interesse della società Why not, era stata resa nota ieri, durante la trattazione dell’udienza preliminare per le 60 persone che non hanno chiesto il rito abbreviato, dall’avvocato Alessandro Diddi, il quale aveva chiesto al giudice Mellace di sapere – senza però ottenere una sua risposta – se le notizie pubblicate nei giorni scorsi dall’Espresso che la riguardano siano vere oppure no.
Sul settimanale è stato avanzato un dubbio sulla serenità di giudizio della dottoressa Mellace nel trattare questo procedimento, per via del presunto rapporto che esisterebbe tra suo marito, l’imprenditore Maurizio Mottola D’Amato, titolare della società Impremed, ed Antonio Saladino, ex leader della Compagna delle opere in Calabria e principale indagato di «Why not». Un rapporto che, secondo quanto riportato dal settimanale, emergerebbe dal fatto che durante le perquisizioni della Polizia giudiziaria a Saladino «è stato sequestrato il biglietto da visita di Mottola con i numeri del telefono fisso e di quello cellulare».
Per il tramite del proprio legale, la Merante ha proposto la ricusazione del giudice Mellace, chiedendo che la Corte di Appello disponga la sua sostituzione nella trattazione del procedimento; che acquisisca gli accertamenti che sarebbero stati disposti dagli organi superiori rispetto alla vicenda, come lei stessa ha detto in aula, ed anche il verbale dell’udienza di ieri; che il giudice sospenda temporaneamente ogni attività processuale o si limiti al compimento degli atti urgenti.
Nell’istanza è ricordato l’articolo del codice di rito in base al quale è previsto come caso di ricusazione l’obbligo del giudice di astenersi se ha un interesse nel procedimento, e l’indirizzo giurisprudenziale secondo il quale «la causa di astensione sia identificabile ogni volta che il giudice? abbia un interesse che possa indurlo a dare al procedimento una soluzione non conforme a giustizia o a rivolgere a proprio vantaggio economico o morale l’attività giurisdizionale».
Diddi e la Merante ritengono che la Mellace possa avere un interesse nella causa, ed a sostegno di questa tesi ricordano «che il processo Why not è caratterizzato dall’essere stato istruito dal dott. De Magistris; che si tratta del processo che ha determinato non solo la avocazione del procedimento ed il trasferimento disciplinare del magistrato, ma anche la vicenda giudiziaria che ha contrassegnato lo scontro tra due uffici giudiziari; che il dott. de Magistris costituisce dunque l’estremo comune che lega, tra loro, alcune delle vicende che sono state riportate essendo, da un lato, il magistrato che ha condotto le indagini Why Not ma anche il magistrato che avrebbe richiesto la misura cautelare del marito della dott.ssa Abigail Mellace; che la signora Caterina Merante – si legge poi nell’istanza – è identificata come la testimone del dott. Lugi de Magistris; che, ancora, come detto, la dott.ssa Mellace è chiamata a decidere su un’ipotesi associazione per delinquere che vede Antonio Saladino quale organizzatore ed altre persone in ruoli differenti; che nella specie il Giudice Abigail Mellace è chiamata a decidere della responsabilità/rinviabilità a giudizio di un promotore dell’associazione e di altri sodali di una persona che risulterebbe essere stato in rapporti con il marito della dott.ssa Mellace; che il marito della dottoressa Mellace avrebbe chiesto un finanziamento agevolato per tramite del Saladino; che analoghe situazioni si vengono a frapporre con riferimento alla posizione di Sergio Abramo, i fratelli del quale – come si è detto – sono componenti di un organo amministrativo del quale fa parte anche il marito della dott.ssa Mellace; che, infine, come detto, il padre della dott.ssa Mellace sarebbe difeso da un avvocato che difende anche imputati del processo Why Not». Infine, il legale della Merante sottolinea «che la testimonianza della mancanza di serenità della dott.ssa Abigail Mellace si ricava dal fatto che, all’udienza del 17-12-2009, la stessa ha respinto la richiesta del difensore della sottoscritta per avere il termine per presentare la richiesta di ricusazione, non solo disponendo che il processo proseguisse, deprivando le parti della difesa tecnica che si è dovuta allontanare per predisporre la richiesta, ma altresì motivando il rigetto della richiesta perchè la proponenda richiesta di ricusazione sarebbe stata intempestiva, anticipando un giudizio che compete alla Corte di appello».

Share

COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA

Share
Share
EDICOLA DIGITALE