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C’è chi tanto li desidera. E chi, invece, li caccia. Da una parte Messina,
che ieri da Palazzo Zanca ha annunciato banchetti per le strade della città
per raccogliere le firme ed avere le statue, attualmente “a riposo” a
Reggio, con l’iniziativa di tre consiglieri di circoscrizione e una
associazione culturale. Dall’altra Fermo, cittadina marchigiana, dove
invece le statue (addirittura tre copie) hanno scandalizzato le signore del
posto, tanto da far intervenire prima il sindaco e infine la soprintendenza
architettonica, che ha deciso di cacciare le impudiche copie dalla piazza.
“Quelle statue dei Bronzi di Riace non possono stare in piazza del Popolo.
Questione di decoro urbano e di rispetto ”. Questa la motivazione dello
sgombero coatto. Un vero putiferio hanno scatenato le ignude opere, tanto
che il sindaco della cittadina, esasperata dalle lettere di protesta giunte
sulla sua scrivania, ha infine deciso di passare la palla alla
soprintendenza.
Ordinanza di sgombero, per i poveri gemelli dei guerrieri, e intimazione
al ristoratore dell’Open, Marco Eleuteri, di farle sparire nel giro di una
settimana.
Un po’ come successo all’ormai noto macellaio di Bolzano Vicentino (che
invece coprì il guerriero con il suo grembiule, mettendoci però accanto una
desnuda Venere di Milo), la decisione non è andata giù al titolare
dell’attività di Fermo. Che, intanto, ha deciso di ovviare mettendo sulle
pudenda degli eroi un bel menu. Non solo, il ristoratore, che annuncia un
ricorso al Tar,  ha anche attaccato al collo dei malcapitati Eroi vignette
con un appello disperato, come riporta Il resto del Carlino. «Io e i miei
fratelli siamo stati sfrattati», il tenore della denuncia.
“Hanno mica la biancheria intima, le statue a Firenze o a Roma? – avrebbe
protestato Eleuteri – Danno mica scandalo se stanno nelle piazze più belle
del mondo?”. Intanto l’ordinanza c’è, mentre Fermo è ora divisa sulla
questione. Lo sfratto è  ratificato. Destino comune, per originali e copie.
Fuori da  casa gli originali, via da una piazza a Fermo. Dove, seppure in
copia, almeno qualcuno avrebbe potuto vederli in piedi.

REGGIO CALABRIA – C’è chi tanto li desidera. E chi, invece, li caccia. Da una parte Messina, che venerdì da Palazzo Zanca ha annunciato banchetti per le strade della città per raccogliere le firme ed avere le statue, attualmente “a riposo” a Reggio, con l’iniziativa di tre consiglieri di circoscrizione e una associazione culturale. Dall’altra Fermo, cittadina marchigiana, dove invece le statue (addirittura tre copie) hanno scandalizzato le signore del posto, tanto da far intervenire prima il sindaco e infine la soprintendenza architettonica, che ha deciso di cacciare le impudiche copie dalla piazza. «Quelle statue dei Bronzi di Riace non possono stare in piazza del Popolo. Questione di decoro urbano e di rispetto». Questa la motivazione dello sgombero coatto. 

 

Un vero putiferio hanno scatenato le ignude opere, tanto che il sindaco della cittadina, esasperata dalle lettere di protesta giunte sulla sua scrivania, ha infine deciso di passare la palla alla soprintendenza. Ordinanza di sgombero, per i poveri gemelli dei guerrieri, e intimazione al ristoratore dell’Open, Marco Eleuteri, di farle sparire nel giro di unasettimana. 

Un po’ come successo all’ormai noto macellaio di Bolzano Vicentino (che invece coprì il guerriero con il suo grembiule, mettendoci però accanto una desnuda Venere di Milo), la decisione non è andata giù al titolare dell’attività di Fermo. Che, intanto, ha deciso di ovviare mettendo sulle pudenda degli eroi un bel menu. Non solo, il ristoratore, che annuncia un ricorso al Tar,  ha anche attaccato al collo dei malcapitati Eroi vignette con un appello disperato, come riporta Il resto del Carlino. «Io e i miei fratelli siamo stati sfrattati», il tenore della denuncia. «Hanno mica la biancheria intima, le statue a Firenze o a Roma? – avrebbe protestato Eleuteri – Danno mica scandalo se stanno nelle piazze più belle del mondo?». Intanto l’ordinanza c’è, mentre Fermo è ora divisa sulla questione. Lo sfratto è  ratificato. Destino comune, per originali e copie. Fuori da  casa gli originali, via da una piazza a Fermo. Dove, seppure incopia, almeno qualcuno avrebbe potuto vederli in piedi.

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