5 minuti per la lettura
CAMPANE a festa a mezzogiorno per salutare la nomina del nuovo arcivescovo metropolita di Reggio Calabria. Si tratta di Giuseppe Fiorini Morosini, frate minimo di san Francesco di Paola e attuale vescovo nella diocesi di Locri-Gerace. Papa Francesco nei giorni scorsi ha firmato il decreto di nomina che viene letto oggi nella cattedrale reggina e in quella di Locri.
IL NODO DELLA CONFERENZA EPISCOPALE – E’ un passaggio delicato per tutta la Chiesa calabrese. Si chiude infatti l’esperienza pastorale in riva allo Stretto di Vittorio Mondello ma si apre anche una vacatio alla guida della Conferenza episcopale regionale, che il presule siciliano guidava da due mandati. Nei prossimi mesi, i vescovi dovranno votare un nuovo presidente, anche alla luce del fatto che il vice di Mondello, l’arcivescovo di Cosenza Salvatore Nunnari, raggiungerà nel 2014 i 75 anni fissati come limite d’età per la guida di una diocesi. E’ improbabile quindi una sua designazione stabile ai vertici della Chiesa calabrese, anche se c’è da ritenere che possa essere lui a partecipare dal 23 al 26 settembre alla sessione del Consiglio episcopale permanente della Cei in rappresentanza della regione.
MONDELLO RESTERA’ IN CITTA’ – Mondello, invece, lascia la cattedra di Reggio Calabria ma probabilmente continuerà a vivere in città. La sua nomina era arrivata nel 1990, anche in quel caso nel mese di luglio, ma il giorno 28. Il 21 ottobre 2012, compiuti i 75 anni, Mondello aveva ottenuto dal Vaticano la consueta proroga di 12 mesi. Prima che scadessero, si è concretizzata però la successione. Sono state esaminate diverse candidature, ma alla fine la terna attorno alla quale si era ristretta la scelta comprendeva, oltre a Morosini, anche l’arcivescovo di Rossano – e reggino di nascita – Santo Marcianò e l’ordinario militare, il napoletano Vincenzo Pelvi.
LA RICHIESTA DI VERITA’ E COMUNIONE – Morosini, che a novembre compirà 68 anni, era arrivato a Locri nel 2008, appena consacrato vescovo per mano del cardinale Renato Raffaele Martino, titolare della chiesa romana dedicata a San Francesco di Paola in Trinità dei monti. In precedenza, il frate – che è concittadino del patrono calabrese – era stato alla guida dell’ordine fondato dal patrono calabrese dal 1994 al 2006. Ora per lui una nuova esperienza ecclesiastica: «Il Papa – ha detto nel messaggio rivolto alla diocesi reggina – ha deciso di inviare me a Reggio come nuovo vescovo di questa antica e nobile Chiesa. Come gli ho scritto nei giorni scorsi, dopo cinque anni di permanenza a Locri, cominciavo a muovermi in questa sede con sicurezza e tranquillità. Speravo poter continuare nella stessa sede ed essere così più incisivo nel lavoro di evangelizzazione».
NO A ZONE GRIGIE NELLA CHIESA – In un altro passaggio scrive poi: «Alla misericordia uniremo il rigore del Vangelo, prima per noi, uomini di Chiesa, che siamo sollecitati in ogni modo a purificarci, a rinnovarci, a fare del nostro sacerdozio una missione e non un impiego, e a camminare nel segno della verità, semplicità e sobrietà di vita, senza sostare mai in zone grigie, ove ci possa essere anche il solo sospetto di collusione con il male». E aggiunge: «Le istituzioni dello Stato dovranno poter contare sul nostro impegno per una lotta senza quartiere contro la criminalità organizzata e i suoi traffici di morte: droga, usura, intimidazioni, tangenti, attentati». Poi l’appello «a tutte le istituzioni politiche, giuridiche, sociali, investigative e militari, e ai media, che collaborano sul territorio per sconfiggere la piaga della ‘ndrangheta, a non voler presumere di dettare alla Chiesa le norme del suo comportamento e della sua azione e a giudicare negativamente la sua azione se non corrisponde agli interventi che essi pensano e desiderano dalla Chiesa. La Chiesa – dice il presule – sa come muoversi, fedele alla sua missione. Essa si pone al servizio del territorio, offre la sua collaborazione, accetta di stringere ogni mano, sempre che la fedeltà al Vangelo sia garantita».
UNO STILE DI VERITA’ E COMUNIONE – Morosini ha descritto anche l’impronta pastorale che spera di poter dare alla diocesi reggina: «Ho cercato di dare alla Chiesa di Locri-Gerace tutto di me stesso per il tempo che il Signore ha voluto. Pretendere di rimanervi ancora, con la presunzione di continuare a fare bene, avrebbe significato andare contro Dio, che è il solo a fare fruttificare il nostro lavoro. Avrebbe significato pregiudicare il futuro lavoro. Questa è la mia visione di fede e di servizio nella Chiesa, che vuole essere il primo dono che voglio fare alla mia nuova Chiesa di Reggio Calabria-Bova. Vengo da voi, carissimi, con entusiasmo, anche se umanamente mi costa tantissimo ricominciare a 68 anni. Mi conforta il fatto di trovare una Chiesa ben organizzata e in cammino, alla cui testa dovrò mettermi, ascoltando e condividendo, dialogando e compartecipando in una scuola viva di vita, ove si insegna imparando e si impara insegnando; ove soprattutto viene posta la verità e la comunione alla base di tutto. Spero sia questo lo stile che dovrà contraddistinguere la nostra collaborazione, sia con i presbiteri che con i laici. In particolare ai presbiteri voglio dire che la mia casa è sempre aperta in qualunque ora per incontrarli e ascoltarli. So di ricevere una eredità preziosa, – ha poi detto – custodita e accresciuta, attraverso la fedeltà a Gesù, dalla vostra Chiesa, che ha avuto grandi pastori». E cita in particolare gli arcivescovi Ferro e Sorrentino.
COPYRIGHT
Il Quotidiano del Sud © - RIPRODUZIONE RISERVATA